28 March 2024

Nađa, Čavić e la nazionale di pallanuoto

Beograd / Roma, sabato 1 agosto

In questi giorni l’intero paese si ferma davanti ai teleschermi per seguire le gare dei Mondiali di nuoto da Roma.

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Il calcio in Serbia manca all’appello ormai da quasi vent’anni, il basket annaspa dopo gli strepitosi risultati della seconda metà degli anni Novanta (cioè dopo l’embargo) e primi Duemila quando i serbi (insieme ai montenegrini) vinsero Mondiali ed Europei assortiti. Negli ultimi anni, grazie agli ottimi risultati ottenuti dai ventenni Nole Đoković (arrivato ad essere il Numero 3 al mondo), Ana Ivanović e Jelena Janković (entrambe assurte a Numeri 1 mondiali) il tennis è diventato lo “sport nazionale”. Ma recentemente tutti e tre sono hanno un momento di appannamento. È quindi il momento della pallanuoto, in cui i serbi (da soli o insieme ad altri ex jugoslavi) eccellono da sempre, e addirittura del nuoto (una novità).

L’attesa era grande per rivedere all’opera la sfida tra il plurimedagliato statunitense Michael Phelps e il serbenda [serbo nato e cresciuto negli Stati Uniti] Milorad Čavić: i due si erano affrontati alle Olimpiadi di Pechino, quando Čavić aveva perso di un solo centesimo da Phelps nei 100 farfalla (50,59). Anche a Roma Čavić impazza: dopo l’oro nei 50 farfalla, in semifinale dei 100 farfalla batte il record del mondo (50,01), ma nel nuovo duello in finale con Phelps arriva secondo, pur migliorando il suo tempo del giorno precedente (49,95 contro 49,82 di Phelps): argento, ma non poteva fare di più.

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Molta emozione in tutto il paese che il giorno prima aveva goduto con la grande sorpresa Nađa Hingl, una timida ventenne di Pančevo che ha vinto l’oro nei 200 rana.

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Ma oggi c’è la finale del torneo di pallanuoto. La nazionale è talentuosa ma molto giovane, per questo all’inizio del torneo non c’erano molte speranze di ottenere un risultato eccelso. Ma durante il torneo ha eliminato in successione i padroni di casa dell’Italia, nei quarti l’Ungheria (Campione Olimpica in carica) e in semifinale la Croazia (Campione del Mondo) in semifinale, per ovvie ragioni molto di più di una partita. Ora la finale è contro la Spagna, imbattuta in questo torneo e la Serbia intera è bloccata davanti ai teleschermi. In un’altalena di emozioni i serbi sono in vantaggio, ma sprecano alcune occasioni e si fanno rimontare e superare, poi recuperano sul 6-6. Si va ai supplementari, ancora parità (7-7), poi alla prima serie di rigori ed ancora non si ha un vincitore. Solo ai rigori ad oltranza i serbi trionfano in un mirabolante 14-13 finale.

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Vedo l’incontro a casa di Nemanja, altro amico storico, nella sua casa di Rakovica a una quindicina di chilometri dal centro ed ormai l’ennesimo sobborgo della capitale. Subito dopo la conquista del titolo fuori si sentono i festeggiamenti. Ma i primi due botti sembrano delle pistolettate.

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Come diceva Dušan, «nuotiamo meglio ora che non abbiamo più il mare», riferendosi alla separazione con il Montenegro.

Pazzesco il commento del telecronista della televisione serba (PTC) che dopo il rigore decisivo rimane in silenzio per prendere fiato e poi esplodere:

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