28 March 2024

Visita marchigiana, successo di pubblico, vecchi e nuovi amici, tentati omicidi culinari e il trattato di Osimo

Mercoledì 30 marzo 2011

Bellissimo fine settimana quello trascorso pochi giorni fa tra le ubertose colline marchigiane.

Come accennato, ero stato invitato presso il Comune di Appignano (MC) a raccontare delle storie di viaggi accompagnate da foto. Con Djako, il mio anfitrione, ci conosciamo dal lontano 1993, quando coincidemmo in un viaggio nei Balkani; da allora ci siamo incontrati varie volte, molte a Est.

Coincidenze

Le coincidenze erano iniziate già sul treno. Con la partenza all’alba ero caduto in catalessi, ma dopo il cambio a Bologna si era inaspettatamente seduto a fianco a me un tifoso del Napoli con amici tra gli ultras della Stella Rossa: per questo motivo anche lui era tra i pochissimi italiani a trovarsi nel settore serbo nella famigerata serata di Marassi. Questi incontri casuali mi sorprendono sempre: le possibilità di sedersi vicino a qualcuno che non si conosce in un qualsiasi treno che taglia la penisola per poi scoprire che si possiede punti in comune sono infinitesimali…

Colline marchigiane

I panorami marchigiani sono stupendi e i colori disegnati in questo inizio primavera sembrano da tavolozza.

 

Anche se sono spesso interrotti da macchie nere, per i moltissimi pannelli fotovoltaici installati dappertutto, tra un campo e l’altro.

Siamo stati subito ospiti dai genitori di Djako nella loro casa di campagna: ottime le penne

e deliziosi il prosciutto e i salumi fatti in casa!

La serata

L’incontro presso il Comune di Appignano ha avuto successo, anche se non era privo di rischi. Avevamo sicuramente esagerato con le storie da raccontare: alla fine sono state due ore e mezza di parole e immagini a raffica, ma per fortuna la reazione è stata positiva. Durante i racconti non si è sentita volare una mosca e l’attenzione è stata massima. Estremamente positivi i messaggi, elettronici e non, ricevuti a posteriori.

La Villa del Trattato

A sorpresa nel finesettimana il FAI (Fondo Ambiente Italiano) aveva aperto al pubblico alcuni luoghi che normalmente non si possono visitare.

Era il caso della Villa Leopardi-Dittajuti (niente a che vedere con lo scrittore), situata su un cocuzzolo vicino a Osimo, all’interno del complesso del Monte Santo Pietro.

Come spesso capita a noi malati di balkanitis, quelle terre ci accompagnano sempre e comunque. Abbiamo visitato la Sala della villa che raccoglie le armi usate dai soldati del governo pontificio provenienti da varie nazioni cattoliche che furono sconfitti dalle truppe piemontesi nella battaglia di Castelfidardo del 1860.

Soprattutto però fu questo il luogo in cui venne firmato il celebre Trattato di Osimo, tra l’Italia repubblicana e la Jugoslavia titina.

La disputa territoriale per la Venezia Giulia e l’Istria Nordoccidentale risaliva agli ultimi mesi della Seconda Guerra Mondiale ed era stata risolta sul campo con la Zona A in mano prima agli alleati e successivamente all’Italia e la Zona B occupata dalla Jugoslavia. Con il provvisorio Memorandum di Londra del 5 ottobre 1954 i due stati avevano ratificato la situazione sul campo, ma l’accordo di pace con la definitiva rinuncia italiana ai territori venne siglato solo 30 anni dopo, il 10 novembre 1975 proprio in questa villa isolata e protetta. Assente Tito già molto anziano, il documento venne firmato quasi in segreto dal Vice Primo Ministro jugoslavo Miloš Minić e dal Ministro degli Esteri del Governo Moro, il democristiano Mariano Rumor.

Osimo

Entrati IN Osimo (come si dice da queste parti), la cittadella toglie il fiato.

Anche la vista sui tetti,

e sulle colline circostanti.

Le origini e un tentato omicidio culinario

Siamo stati poi invitati a casa degli zii di Djako. L’incontro era annunciato, visto che lo zio Bruno è originario proprio della Carnia, di Forni di Sopra. Molti i punti in contatto anche nella vita successiva. Bruno passò l’infanzia in Carnia, ma emigrò presto con la famiglia in Svizzera, finendo per i primi tempi a Delémont, nel cantone Giura, proprio la stessa cittadina in cui alcuni anni più tardi nacque un mio altro amico carnico. Ancora coincidenze.

La zia Vanda, ottima cuoca, ha invece cercato di perpetrare un omicidio culinario: uccidere qualcuno tramite la cucina. Un antipasto, due primi, tre secondi, due contorni, grappe e dolci assortiti; cibo per una quindicina di persone, ma a tavola eravamo solo in 4! Altissimo il livello gastronomico, da segnalare l’antipasto di formaggio al forno,

i vincisgrassi (versione locale e più unta delle lasagne), in rosso

e  in bianco.

Quindi, per assestare il colpo definitivo ai commensali, la tripletta di secondi di carne tra i quali si staglia un notevole coniglio che io pensavo fosse alla cacciatora ma invece era “in porchetta” (e suona ancor più libidinoso).

Un sentito ringraziamento a Djako e agli altri amici vecchi e nuovi per un finesettimana da ricordare.

Comments

  1. Molto bene direi, il trattato di amicizia carnico-marchigiana sostituisce degnamente quello italo-jugoslavo del 1975! Non sarà come il trattato di amicizia italo-libica, comunque è qualcosa di molto interessante basato com’è sul cibo e sulla balkanite acuta. Ma certi termini…colline ubertose…il mio anfitrione…mi ricordano qualcuno di opcina…
    Peccato che hai perso l’esclusiva di Marassi anche se ‘sti incontri casuali sono veramente incredibili e lasciano senza parole. LR.

  2. Ciao Alessandro,
    tornando al pomeriggio appignanese, non solo è stato un evento fantastico, e poi sarà durato tre ore buone… ma poteva durare anche molto di più, non fosse arrivata l’ora di cena tanto cara a noi marchigiani (come si capisce anche dal tuo post qui sopra!)… che poi.. le tre ore trascorse… in realtà, sembravano pochi minuti… davvero tante grazie per i tuoi racconti…
    Ciao
    Giacomo

  3. Isabella Manfrini says

    Vedo che in un solo week end hai assaggiato le nostre prelibatezze!
    Oso dire…and god invented the vincisgrassi!!!!!
    però hai mancato una serata delle nostre a base di vino e ballo locale, il saltarello marchigiano, che fa smaltire tutte le calorie accumulate!

  4. Se lo dici TU che c’era cibo per 15 persone c’è da crederti!!!
    Bella terra anche le Marche, dal mare alle colline, ai centri storici, alle grotte di Frasassi: li tutto in mezzo a gente molto ospitale, in passato ho avuto modo di constatarlo di persona.
    Mi offro per farti da autista la prossima volta, lavoro permettendo…
    E poi a quei vincisgrassi (ho sempre avuto predilezione per i primi…) non sembra proprio possibile resistere!!

  5. Ciao Alessandro,
    guardando le foto è proprio il caso di dire: “il gastronomade colpisce ancora”. Mi pare più che giusto offrire ai vincisgrassi una vetrina internazionale come la tua, sempre attenta agli anfratti più nascosti dell’etnicità, e più profondi, in questo caso i vincisgrassi, un piatto che viene dal profondo nelle nostre zone, dove era già presente nella metà del Settecento: mi sembra di aver capito che li hai apprezzati!
    Grazie per la tua compagnia e i tuoi racconti infiniti: le foto che hai proiettato mi pare che siano solo la punta dell’iceberg.
    Se la prossima estate organizzi ancora qualche convoglio che va verso “la repubblica delle trombe”, avvisa: è probabile che si aggreghi anche qualcuno di queste parti.
    Ciao. Tullio

    • ciao tullio,
      i vincisgrassi sono stati indubbiamente una bella scoperta, chissa’ quanto passera’ ora per ritornare ad assaggiarli!
      speriamo proprio di organizzare il convoglio gučano!
      a presto,
      a

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