29 March 2024

Dragi, Stari Most

Mostar , venerdì 17 luglio

mostar febbraio 1995

Ricordo quando nel febbraio 1995 arrivai per la prima volta a Mostar Est, accompagnando il mio amico Djako [questo il suo sito] che veniva a portare aiuti, rimasi a bocca aperta. I combattimenti infuriavano ancora in molte città e villaggi della Bosnia, ma da pochi mesi le armi tacevano a Mostar. La città si presentava profondamente divisa.

Dopo un’attesa snervante di otto ore alla frontiera croata, passammo prima a Mostar Ovest, la parte in mano ai croati che si presentava come una città normale.

Passare dall’altra parte, ad Est, dove si erano rifugiati una buona parte dei musulmani bosniaci di tutta la regione espulsi dalle loro proprietà, fu uno shock: la maggior parte delle case presentavano dei segni pesantissimi dei bombardamenti o erano distrutte. La mezza città era al buio. Fummo ospiti di una famiglia che ci mise in una stanza sbrecciata, offrendoci anche quello che non avevano.

Poi verso mezzanotte uscimmo e la prima visione del Ponte Vecchio, o meglio dei moncherini che erano rimasti, fu indelebile. Nel silenzio di quella gelida notte, quasi senza luce, si poteva solo immaginare quella curva improbabile disegnata quattro secoli prima da Hajrudin, una curva che ormai non esisteva, con sotto la Neretva, il fiume dalle centinaia di sfumature di verde ed azzurro.

Poco oltre una pietra con scritto «Don’t forget», non dimenticare, ancora oggi allo stesso posto.

mostar - dont forget2

Anche qui ero passato per l’ultima volta nel 2004, in occasione dell’inaugurazione del Nuovo ponte. Questo era il pezzo.

Oggi 23 luglio 2004 alle 21:30 si inaugurerà il nuovo “Ponte Vecchio” di Mostar (Bosnia Erzegovina), dopo dieci anni e mezzo dalla sua distruzione.

Lo Stari Most (Ponte Vecchio) fu costruito tra il 1557 ed il 1566 in Erzegovina dall’architetto turco Hajruddin che prendeva ordini dal Sultano Solimano il Magnifico. Sembrava impossibile che una simile opera potesse resistere sospesa tra le rocce a 30 metri di altezza sull’acqua senza cadere. 456 blocchi di pietra tagliata a mano formavano la sua curva di 28 metri. Tuttavia la sua creazione riuscì a resistere le acque del fiume Neretva, terremonti e guerre per oltre quattro secoli.

Il ponte portò molti affari nella zona e al suo intorno si formò una città chiamata Mostar, “la città del Ponte”. Da allora i giovani coraggiosi di Mostar sono “battezzati” nel momento in cui si buttano nel fiume dal suo punto più alto.

Già da alcuni mesi si sparava in Croazia quando, nella primavera del 1992, la guerra arrivò anche a Mostar e in tutta la Bosnia Erzegovina.

Dopo non molto i serbi abbandonarono le loro posizioni lasciando i musulmani bosniaci ed i croati a combattere tra di loro.

I croati consideravano l’Erzegovina, in teoria fuori dalle frontiere croate, come parte della loro patria, e si attivarono per raggiungere il loro obiettivo. I musulmani bosniaci, espulsi dalle loro case in tutta la zona, confluirono nella zona orientale della città. Mostar rimase divisa in due dal raggelante bulevar, una strada parallela alla Neretva che rappresentava la linea del fronte, parallela al fiume a pochi metri di distanza.

mostar - bulevar2002b

La forza delle milizie croate era preponderante. Durante otto mesi migliaia di bombe e granate piovvero su Mostar Est, dove i musulmani continuavano a resistere. Nell’autunno del 1993 il Ponte Vecchio era l’ultimo che rimaneva ancora in piedi. Il generale croato Ivan Andabak diede l’ordine di abbatterlo, ma non fu così facile cancellare l’opera di Hajrudin, neanche a cannonate. Furono necessari due giorni di spari da un carro armato. Alla fine le pietre tagliate dagli artigiani 427 anni prima scomparvero nella Neretva con un gran fracasso.

Poi il silenzio.

I croati non avevano appena abbattuto solo un bellissimo ponte, ma fecero crollare anche un simbolo della convivenza tra Est ed Ovest, tra musulmani e cristiani. Ma forse anche questo era uno degli obiettivi.

Era il 9 novembre 1993. Nella stessa data, solo quattro anni prima, era caduto il Muro di Berlino, un avvenimento che aveva aperto il futuro verso la speranza di libertà.

Ora nella parte croata, a pochi metri dalla vecchia linea del fronte, si innalza un’immensa e nuovissima chiesa cattolica in cemento armato con a fianco un altissimo campanile, nello stesso materiale. Sulla cima della collina che domina la città si vede anche una croce colossale, per far capire ai musulmani bosniaci dove si trovano.

mostar - bulevar1

Mostar, come il resto della Bosnia, continua ad essere profondamente divisa.

Dopo anni di sforzi ed investimenti, oggi a Mostar Est sarà una giornata di festa e saranno in moltissimi ad arrivare anche da lontano per poterci essere. L’amato Ponte Vecchio tornerà in vita dopo i lavori durati 18 mesi.

La città, specialmente di sera, è piena di giovani e di turisti che già da qualche tempo sono tornati. «Purtroppo capita solo per i tre mesi estivi» racconta il gestore di un caffè.

Al progetto, con la supervisione dell’UNESCO, hanno contribuito lo stato bosniaco, la Città di Mostar, la Banca Mondiale, la IRCICA, World Monument Fund e l’Aga Khan Trust ed è stato sviluppato da imprese turche, italiane, tedesche e croate.

Oltre al ponte sono state ricostruite le due torri che lo circondavano ed alcuni edifici del castello medievale.

Dopo aver recuperato le pietre dell’antico ponte dal fondo del fiume si scartò l’ipotesi di riutilizzarle, a causa del loro deterioro ed anche perché rappresentavano solo il 22% del totale. Nei prossimi mesi si potranno vedere in un museo creato per ospitarle.

Si è preferito dunque una ricostruzione ex novo, “com’era e dov’era”, distinguendo però le parti nuove da quelle originali. Il progetto non ha risparmiato polemiche. Alcuni degli abitanti della città non si identificano con il nuovo ponte perché, dicono, «sembra di plastica».

Ora la struttura si presenta bianchissima perché è stata appena costruita, ma il nuovo “Ponte Vecchio” avrà tempo di invecchiare.

mostar - ponte 1

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