Giovedì 31 marzo 2011
Interessante incontro l’altra sera a San Daniele nell’ambito della rassegna LeggerMente.
Ci siamo arrivati dopo il solito spuntino Ai Bintars, con deliziosi tagli di prosciutto e un libidinoso lardo.
Presenti due personalità multifacetiche come Emanuela Audisio di Repubblica e Sergio Tavčar, da 40 anni nota voce del basket di Telecapodistria di cui ho parlato varie volte in questo sito.
La chiacchierata, moderata dal direttore artistico degli incontri Paolo Patui, è andata avanti serenamente per un’ora e mezza abbondante, periodo durante il quale il pubblico è rimasto attento e in religioso silenzio.
Lo scoppiettante Tavčar ha affrontato temi a 360 gradi, sottolineando tra l’altro la profonda differenza tra gli atleti che si esprimono nei “giochi” (calcio, basket e tutte le altre discipline con la palla) e quelli che invece praticano lo sport propriamente detto. Abbiamo anche conosciuto aspetti inediti della vita passata della serafica Audisio, la cui tempestosa adolescenza trascorsa a Senigallia (AN) presenta delle tribolazioni simili a quelle del “vicino” Leopardi da Recanati. Emanuela ha fornito qualche pennellata su Baggio e Maradona, ma avrebbe potuto spaziare nella sua notevole galleria di personaggi, in qualche modo “perdenti” e dunque umani. Vista la vena logorroica di entrambi e le infinite storie e sfaccettature da raccontare i due avrebbero sicuramente meritato una serata singola ciascuno. È stato soprattutto un peccato però non aver ascoltato Tavčar nei suoi cavalli di battaglia: descrivere le mirabolanti storie di basket e di Jugoslavia di cui è depositario. A Sergio, appassionato di fantascienza, è stato chiesto di Isaac Asimov, ma molti di noi eravamo in trepidante attesa di una domanda su Dražen (Petrović), o su qualsiasi altro asso dello scibile tavčariano che avrebbe sicuramente aperto una cataratta di meravigliosi racconti. Purtroppo non è arrivata; sarà, forse, per una prossima volta. Per esempio qui il nostro eroe durante un incontro a Gorizia si esibisce con gli aneddoti sul famoso “cronometro a velocità variabile” di Zadar/Zara e su Lazar Lečić, allenatore del macedone Rabotnički:
Divertente siparietto nel “dopopartita”, quando un amico ha simpaticamente chiesto a Tavčar se confermava le sue precedenti affermazioni rese a Roseto, nelle quali definiva rispettivamente Mirza Delibašić «il più bello» da vedere, Krešimir Ćosić «il più grande» e ovviamente Dražen Petrović «l’eponimo del basket jugoslavo». Tavčar ha controfirmato il foglietto con gli appunti dell’amico, vergando di suo pugno: «Tutto vero».
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