Joburg, lunedì 14 giugno
Dopo l’ennesima sorpresa del pomeriggio con il Giappone che ha battuto 1-0 il Camerun di Eto’o (Honda al 39’), anche l’Italia è rimasta impantanata all’esordio e non è andata oltre il pareggio contro un rognoso ma modesto Paraguay.
Come si temeva, purtroppo Lippi ha lasciato inizialmente in panchina l’idolo Di Natale, secondo miglior goleador dell’anno in Europa dietro a Messi.
Hanno giocato invece Pepe (buona partita per impegno e corsa, nonostante i noti limiti), e l’ex Iaquinta.
Sotto il diluvio di Cape Town avevano iniziato bene gli azzurri, cui non sono mancati volontà e determinazione. Molti si sono sorpresi vedendo gli azzurri in tale spolvero. Purtroppo però l’Italia ha stentato moltissimo a concludere: il primo tiro in porta, non pericoloso, è arrivato solo al 55’, quando la Nazionale già perdeva dal 39’ per un gol di Alcaraz, che ha saltato di testa da solo in mezzo a tre difensori italiani. Nell’intervallo Buffon era rimasto negli spogliatoi per noie muscolari. La pressione ha comunque dato i suoi frutti al 63’ con un gol di De Rossi su un’uscita dissennata del portiere Villa. Totò invece è entrato solo al 72’, ben dopo l’innesto di Camoranesi, ma gli azzurri non sono riusciti a ribaltare il risultato.
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Purtroppo oggi sono solo a vedere l’Italia. Finisco in un bar del vicino quartiere di Melville che pullula di locali: è pieno di tifosi olandesi, contenti per la vittoria del pomeriggio (un tranquillo 2-0 alla Danimarca, con un’autorete e un gol di Kuyt) e forse anche allegri (per le molte birre). Sostengono apertamente il Paraguay e al momento della rete dei sudamericani il bar esplode in un boato.
Qualche ora prima ne avevo conosciuti anche di simpatici come questo, reduce dalla partita, che spiegava: «Ci hanno costretto a vestirci di tutto punto, in giacca e cravatta!».
Nessun italiano in giro. Dicono che ne siano venuti ben pochi in Sudafrica. Io vedrò la Nazionale nella seconda partita, domenica 20 giugno contro la Nuova Zelanda a Nelspruit. Nel bar trovo una strana coppia che vive a New York, lui peruviano (indio) e lei estone con maglietta del Perú, anche loro sostenitori del Paraguay in virtù della solidarietà latinoamericana.
La sorpresa però arriva da una tipa che in un primo momento si dichiara australiana: è infatti accompagnata da due uomini dello stesso paese e sono tutti sono reduci dalla sconfitta di ieri contro la Germania.
Il nome (Saša) ed i suoi occhi azzurri tradiscono tuttavia un’origine diversa: scavando ulteriormente prima rivela di venire dalla Russia, poi aggiusta ancora il tiro (Moldova) e quindi finalmente svela di essere della Transdnistria! Come si sa, la PMR (Pridnestrovskaja Moldavskaja Respublika), regione separatista della Moldova che ho visitato nel 2000 e nel 2003, è uno dei miei fiori all’occhiello. Saša è di Tighina (Bender’i), città sul Dnestr, proprio sulla “frontiera” e tra i centri più colpiti da violenti combattimenti del giugno 1992.
Già da nove anni vive in Australia, un tempo sufficiente per diventare tifosa dei canguri. Ma, spiega, se la Russia si fosse qualificata, avrebbe fatto le corse per vedere anche la nazionale del suo paese originario. Saša è tornata solo poche volte a Mosca, dove vive ancora uno dei genitori, e da moltissimi anni non mette piede in Transdnistria. Nei prossimi giorni la rincontrerò per mostrarle le foto del suo ex paese (tutte le scuse sono buone…).
Ma non è finita. Saša racconta che da Tigina la famiglia si trasferì in Siberia. Mi sono recato solo in un luogo in Siberia, ed anche molto lontano marginale: la regione autonoma di Jamalo-Neneckij, nell’estremo nord, proprio sul Circolo Polare appena passati gli Urali. Neanche a farlo apposta lei viveva proprio là, più precisamente a Nov’ij Urengoj, una cittadina fondata negli anni Settanta per il vicino giacimento di gas, si dice il più grande al mondo: è evidentemente gestito da “Gazprom”, ma è estratto anche dall’“ENI”. Nel 2008 con Stefano Missio abbiamo viaggiato fino alla sperduta cittadina di Salekhard, capitale di quella provincia situata all’inizio del lunghissimo estuario del fiume Ob’, per presentare il nostro documentario Trubačka Republika (La Repubblica delle Trombe) nel “Russian Festival of Anthropological Films”, uno della cinquantina di festival cui il nostro film ha partecipato.
Grande blog Ale ! Vuvuzela Republika ! In quanto all’Italietta nostra, Cippa Lippi non la porterà lontano se insiste con Marchisio a fare il Perrotta (ma allora non era meglio l’originale?) e non prova almeno una volta il Pazzo !
Grazie caro.
Per Lippi, ma mettere Di Natale prima no?
E anche il Pazzo, si!
Vedremo se cambia qualcosa a Nelspruit.
a