Kars, venerdì 14 agosto
Il ritardo ci ha provocato qualche problema. Arrivare a mezzanotte e mezza non è il massimo per trovare un giaciglio per quattro persone, neanche a Kars.
La stazione di Kars, Turchia
Abbiamo chiamato al telefono uno degli alberghetti segnalati sulla guida per prenotare, ma non c’è più posto. In altri invece nessuno parla inglese.
Nel vagone ristorante per caso Andrea si mette a parlare con un mite ragazzo che sembra non aver niente a che fare con il suo nome, Genghis Khan. Ci dice che sua zia gestisce l’hotel “Temel”, nel centro di Kars, un altro citato nella guida. Chiama suo cugino e ci assicura di aver prenotato per noi, senza ulteriori problemi.
Con Genghis Khan, sul treno per Kars
Finalmente il treno raggiunge Kars, con il cartello della stazione illuminato dalla fioca luce quasi coperta dalla bruma notturna. L’aria è frizzantina, specialmente in piena notte.
Come spesso accade da queste parti, il tassista non ha la più pallida idea di dove stia andando, anche se ci aveva assicurato di sì. Non avevamo molta scelta, era l’ultimo taxi disponibile a quell’ora in stazione.
Finalmente troviamo il “Temel”, dove immaginavamo ci stessero aspettando.
Hotel Temel, Kars, Turchia
Invece troviamo il bizzarro portiere di notte che solo conosce due parole straniere: «Monsieur» con la quale ci accoglie, e «Full», che continua a ripeterci cercando di mandarci via. Non ha mai sentito parlare di nessun Genghis Khan.
Il portiere dell'Hotel Temel, Kars, Turchia
Io ed Andrea cerchiamo di trovare un’alternativa nelle deserte vie del centro ma nel frattempo Furio e S. riescono non si sa come a convincere il portiere a riaprire e a darci due camere. Sembra che la sua reazione precedente fosse dovuta a dei brutti ceffi in un furgone che stavano cercando alloggio contemporaneamente a noi.
Almeno si va a dormire.
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