Martedì 9 novembre 2010
Domenica scorsa Ratzinger in visita a Barcelona ha consacrato la Sagrada Família come nuova basilica. Sono passati oltre vent’anni dalla mia prima visita all’opera più fantasmagorica di Antoni Gaudí e la sento anche un po’ mia, anche perché per anni ho fatto la guida turistica (per amici) nella città catalana, non solo durante le due tappe in cui ci ho vissuto. L’ultima volta che sono entrato nel Temple Expiatori de la Sagrada Família (questo il suo nome per intero) fu un anno e mezzo fa e domenica sono rimasto stupefatto vedendo in televisione l’avanzamento dei lavori.
Alcuni giornali di ieri sottolineavano che solamente circa 100mila persone si sono riversate sulle strade di Barcelona per salutare il papa (250mila secondo il Comune e il Vaticano), in entrambi i casi ben al di sotto delle attese. Hanno contribuito le note polemiche con Zapatero per le sue leggi non esattamente in linea con i dettami del Vaticano, ma si è vista anche indifferenza, con qualche critica a uno dei papi più conservatori della storia in un paese (e in una città) in cui convivono (spesso in conflitto) settori veterocattolici con avanguardie laiche. Con anche qualche manifestazione programmata, come i baci di circa 200 tra gay e lesbiche di fronte al passaggio della papamobile.
Sicuramente la visita del papa è servita come omaggio supremo all’opera più importante di Antoni Gaudí, presentata come mai era accaduto prima dalla trasmissione seguita da circa 150 milioni di persone in tutto il mondo. 6500 fedeli hanno assistito all’interno del Temple alla cerimonia durata tre ore con la liturgia in catalano, castigliano e latino e officiata da 1100 sacerdoti coadiuvati da un coro di 800 cantori. Grazie alle 32 telecamere, le riprese hanno rivelato aspetti della basilica mai visti prima, a iniziare dalla navata centrale coperta che precedentemente non si poteva quasi vedere, occupata com’era dal cantiere.
È vero che esiste l’opposizione di alcuni settori per come l’opera viene portata avanti, tradendo in qualche modo lo spirito gaudiniano, per l’uso di tanto cemento armato per esempio. I lavori al tempio procedono tuttavia spediti: vengono utilizzate solo le donazioni, tra le quali la voce più importante è costituita dalle migliaia di biglietti che i turisti staccano ogni giorno per visitarlo (il cui costo è attualmente di 12 euro).
La speranza è di terminare l’opera entro il 2026, centenario della morte del geniale Gaudí che, già beato, potrebbe essere proclamato santo già dieci anni prima.
Sorvolando sulle parole di Ratzinger, qui si possono vedere alcune immagini della cerimonia:
Qui di seguito un mio reportage pubblicato nel 2004 sul Venerdì di Repubblica, che ebbe abbastanza risalto.
LA SAGRADA FAMÍLIA CHIEDE SPAZIO [2004]
BARCELLONA – «La Sagrada Família ha bisogno di spazio!». Questo il recente grido d’allarme della Giunta che presiede la costruzione del Tempio, ormai diventato il simbolo di Barcellona.
Negli ultimi anni i lavori sono avanzati notevolmente, tanto che se qualcuno rivedesse la Sagrada Família a distanza di tempo ne rimarrebbe sorpreso. Se molti la ritenevano un’opera infinita, continuando con questo ritmo potrebbe essere terminata in 30 o 40 anni.
In questi mesi si stanno componendo i primi elementi della facciata principale, ma a pochi metri, dall’altra parte della strada, sorgono alcune palazzine. Secondo l’idea originaria di Gaudí, la facciata in questione si troverà a un’altezza di cinque metri sulla strada, che dovrebbe essere coperta da un ponte per permettere l’accesso ai pedoni. Di fronte si aprirebbe un parco per creare una prospettiva per mettere in risalto il Tempio, come già accade con le due facciate laterali.
All’epoca di Gaudí venne esteso l’Eixample, il piano urbanistico ideato da Ildefons Cerdà, che prevedeva un reticolato di vie perpendicolari fra loro. Ma nessuno aveva sospettato che i lavori della Sagrada Família potessero progredire così.
L’edificio che sorge al numero 410 del carrer [via] Mallorca è il principale pomo della discordia: fu edificato alla fine del Franchismo (1975/76), grazie a un permesso municipale. Ma sarebbero una ventina gli edifici dell’isolato inclusi nell’eventuale abbattimento. Il comune di Barcellona ha già fatto sapere che non se ne parlerà almeno fino al 2007, quando terminerà il proprio mandato. Dal loro canto, i proprietari e gli abitanti degli immobili sono comprensibilmente agitati.
In realtà il vicedirettore degli architetti Jordi Faulí, 44 anni e da 13 alla Sagrada Família, racconta: «Non esiste una necessità immediata: il Tempio si può costruire su questo spazio, ma un giorno la città dovrà pensare cosa vorrà fare per risolvere l’accesso alla facciata principale».
Alcuni mesi fa il Tempio era stato al centro di un’altra bufera: il tracciato sotterraneo del treno ad alta velocità doveva passasse proprio sotto il Tempio con evidente pericolo per le fondamenta. [Ma dopo molti sforzi e negoziati alla fine il percorso è rimasto lo stesso].
Donazioni
I lavori della Sagrada Família procedono esclusivamente grazie alle donazioni private, di cui fanno parte però anche i biglietti, il cui prezzo a tariffa intera è di otto euro [ora appunto costa 12].
Con due milioni di persone nel 2003 la Sagrada Família è divenuta il secondo monumento più visitato della Spagna, dietro l’Alhambra di Granada ma prima del Museo del Prado di Madrid, ed è l’edificio in costruzione più visto al mondo.
«Negli ultimi anni c’è stata un’impennata di presenze, ed anche le donazioni sono aumentate», spiega Faulí. «Qualcuno ci confida che un giorno la Sagrada Família riceverà un lascito in eredità, ma non si sa di cosa si tratti, né quando arriverà». Lo stesso Gaudí aveva donato la propria casa sita nel Park Güell ed anche i biglietti di quello spazio, divenuto la casa-museo Gaudí, rientrano nelle donazioni. Tuttavia, la costruzione del Tempio è stata costellata da alti e bassi; in questo momento abbiamo disponibilità di liquidi, ma non necessariamente continuerà così.
Nuove tecnologie
Il genio di Gaudí voleva fondere nella neogotica Sagrada Família gli elementi plastici derivati dalla natura e il movimento Modernista con l’anima dell’architettura religiosa e la cultura mediterranea.
Visitando l’interno del Tempio in mezzo all’andirivieni dei muratori già ora si possono apprezzare alcuni dettagli sull’idea originaria di Gaudí: trasmettere la sensazione di un bosco, con le colonne che richiamano i tronchi degli alberi. Gaudí trasse ispirazione dalle forme naturali, un nuovo modo di fare architettura ancor oggi rivoluzionario.
Jordi Bonet, barcellonese di 79 anni, è l’ultimo degli eredi di Gaudí: nel 1984 fu nominato capo degli architetti della Sagrada Família, ma già dal 1965 era membro della Giunta. «In realtà non esiste un vero e proprio progetto definitivo lasciato da Gaudí», spiega Bonet. «Egli studiava a fondo qualsiasi dettaglio, tutto aveva una sua ragion d’essere. Spiegava quello che voleva fare, ma dava libertà per continuare».
Quando vide che sarebbe stato impossibile terminarlo decise di costruire almeno una facciata che servisse da stimolo per i suoi successori a continuarlo. La difficoltà principale è ora legare la parte che risale a un secolo fa con la nuova.
Dalla posa della prima pietra sono passati 120 anni durante i quali si sono succeduti molti avvenimenti tragici. Il 20 luglio 1936, all’inizio della Guerra Civile, il tempio e il laboratorio di Gaudí furono incendiati e tutti i progetti andarono distrutti. Per fortuna resistettero al fuoco alcuni modelli di gesso, anche a scala 1:10 o a 1:25. Iniziò un paziente lavoro di restauro, in alcuni casi ancora non terminato. «Abbiamo creato una commissione di esperti per studiare il materiale lasciato da Gaudí», aggiunge Bonet. «Nella sua genialità aveva ideato una nuova architettura e si serviva di leggi geometriche, ma non tutte erano chiare, poiché non lasciò spiegazioni. Anche perché nel 1926 morì improvvisamente a causa di un incidente».
«Abbiamo cercato di trovare le leggi che sostengono le intuizioni di Gaudí, e ancora ce ne sono alcune insolute. Gaudí era molto razionale, non lasciava nulla al caso, per cui seguendo il suo ragionamento sicuramente si arriva ad una soluzione».
Come all’epoca di Gaudí, i vetri continuano ad arrivare da Murano. «Il vetro può resistere mille anni e si presta per una combinazione di colori con la tecnica del trencadís [pezzettini colorati di vetro o ceramica che ricoprono superfici curve]».
Tra le 150 persone che lavorano per la Sagrada Família c’è anche Etsuro Sotoo, di Fukuoka, Giappone. «20 anni fa venne in Europa e chiese se poteva aiutarci. All’inizio si occupò del recupero delle figure mutilate, ora è stato incaricato di fornire le sculture di alcune parti», commenta Bonet.
Gaudí era molto legato alla Catalogna. «Faceva parte di quel movimento culturale chiamato la Renaixença che cercava di recuperare e salvare la lingua catalana, precedentemente messa a lungo al bando per motivi politici. Questi elementi sono evidenti nel percorso artistico di Gaudí e per questo motivo lo si iscrive nel cosiddetto catalanismo», aggiunge Bonet.
Il genio di Gaudí
Gaudí venne dimenticato per molto tempo. Solo il centenario della nascita, nel 1952, segnò l’inizio della riabilitazione. «All’epoca qui non era neanche segnalato nei libri di architettura; nel frattempo in Giappone avevano organizzato una mostra intitolata “Due geni dell’umanità”, dedicata a Leonardo da Vinci e a Gaudí…»
Ma quando la Sagrada Família potrà essere terminata? «La mia speranza è di vederla coperta e potrebbe accadere in 4-5 anni», conclude Bonet. «Ma quando a Gaudí porgevano questa domanda lui rispondeva: “Il mio cliente non ha fretta”».
Era il settembre 2004 e la speranza di Bonet si è fatta realtà, con solo un anno di ritardo…
SCHEDA: LA SAGRADA FAMÍLIA
Antoni Gaudí i Cornet nasce a Reus, vicino a Tarragona, nel 1852.
Nel 1870 si fonda l’Associazione Spirituale dei Devoti di San Giuseppe con l’obiettivo di costruire un Tempio dedicato alla Sacra Famiglia. L’architetto Francesc del Villar presenta un progetto originario a tre navate ed un’altezza di 85m., nel 1881 viene comprato il terreno e il giorno di San Giuseppe del 1882 viene posta la prima pietra del “Temple Expiatori de la Sagrada Família”.
Ben presto del Villar si dimette e la conduzione dei lavori viene assegnata ad Antoni Gaudí che presenta un nuovo, grandioso, progetto. Il Tempio si svilupperà a croce latina su cinque navate. Il chiostro esterno circonderà e unirà le tre facciate: la Natività, la Passione e la Gloria, ciascuna con 4 torri, alte tra gli 80 ed i 112 metri che rappresentano i 12 apostoli.
Le altre misure del tempio saranno: lunghezza di navata e abside 90m, ampiezza della navata centrale 15m e 7,5m quelle laterali. Quattro torri, più alte rappresenteranno i quattro evangelisti, e altre due saranno dedicate alla Madonna e a Gesù Cristo, quest’ultima toccherà i 170 metri di altezza.
Gaudí muore nel 1926, investito da un tram. In quel momento è terminata solo la facciata della Natività, con solo una delle quattro torri. Nel 1929 sono terminate le altre tre.
All’inizio della Guerra Civile (1936-39) vengono incendiati sia il tempio che il laboratorio di Gaudí e i progetti dell’architetto vengono bruciati.
Solo nel 1954 si iniziano i lavori della facciata della Passione, che viene ultimata nel 1976; da allora Josep Maria Subirachs la sta illustrando con le sue sculture.
Le donazioni sono cresciute dai 60mila euro del 2002 ai 72mila del 2003. A cui si aggiungono i 36 euro annuali per ognuno dei 3.720 membri dell’Associazione degli Amici della Sagrada Família. Ma nelle donazioni rientrano anche i biglietti staccati per la visita al Tempio e quelli per la casa-museo di Gaudí. Nel 2003 la Sagrada Família è stata visitata da due milioni di persone, il che lo rende il monumento più visitato in Catalogna e il secondo di tutta la Spagna (dietro all’Alhambra di Granada e prima del Museo del Prado di Madrid).
È iniziato il processo di canonizzazione di Gaudí che nel 2003 fu proclamato beato.
Veramente emozionante vedere (QUASI, mancano in teoria 16 anni!!) completata quest’opera, incredibile nel vero senso della parola: solo se la vedi dal vero CREDI che possa essere stata prima pensata o poi costruita!
Impressionanti soprattutto le immagini dall’alto, ma lo spettacolo va appunto visto dal vivo.
Ancora a Cedarchis? Se sì, tanti saluti ai Sepps!
eh miele, ti ricordi com’era nel 1993 quando venisti la prima volta a bcn?
si, ieri sessione lunga… ma non controllavo internet.
ziv,
g
le mie prime vertiggini…
dai, mai avute prima?!
g
Hey amico, fra 10 gg parto per Barcellona per seguire l’European Poker Tour. Ci sto una settimana e ovviamente ho bisogno di un decalogo: tipo le 10 cose che Alessandro Gori ti obbliga a vedere/mangiare a Barcellona
quanto ti fermi?
sentiamoci in email/tel…
a
si, se quelli del poker tour avessero tempo almeno…
😉
a
spé che checko gli avvisi via mail!