Giovedì 24 maggio 2012
Domenica scorsa ricorrevano 20 anni dalla prima Coppa Campioni ottenuta dal Barça con enorme ritardo e dopo due finali perse in modo traumatico.
Come molti ricorderanno, quel 20 maggio 1992 a “Wembley” fu decisiva una punizione di Ronald Koeman al 111’ contro la Sampdoria di Vialli, Mancini, Cerezo, guidata in panchina dalla vecchia volpe Vujadin Boškov.
Fu il momento più alto del cosiddetto Dream Team, la squadra plasmata da Johan Cruijff; in mezzo al campo un giovanissimo Pep Guardiola, allora 21enne e da allora condottiero della squadra.
Fu l’olandese a cambiare per sempre la dinamica e la filosofia di una squadra e di un club fino ad allora perdenti e che, almeno sul fronte domestico, era rimasto a lungo a secco.
Come già scritto su questo sito, sembrerà strano alle generazioni più giovani che conoscono solo questo Barça vincente, ma non è stato sempre così, anzi. I tempi bui, politicamente e sportivamente, sono stati lunghissimi; da qui il pessimismo storico di molti culés che quasi non riescono a credere ai propri occhi per la bonanza sportiva di questi anni. Si pensi che nei in quasi tre decadi tra il 1961 e il 1990 il Barça riuscì a vincere solo due Ligas (con Cruijff giocatore nel 1974, e con la squadra “inglese” allenata da Terry Venables nel 1985), mentre in quegli stessi anni il Madrid ne accumulava addirittura 19 (qualcuno insinuerebbe anche aiutato dal regime franchista).
Uscì anche sconfitto in modo rocambolesco dalle due finali di Coppa Campioni disputate. Il 31 maggio 1961, al vecchio stadio “Wankdorf” di Berna contro il Benfica di Eusébio perse per 3-2 una partita che sembrava stregata: i catalani colpirono tre volte i pali, che allora erano quadrati. Quella sconfitta significò anche la fine di una generazione di grandissimi talenti, tra i quali il leggendario Kubala Lászi, Luisito Suárez (che avrebbe fatto grande l’Inter di Angelo Moratti), Kocsis Sándor e Czibor Zoltán (rappresentanti dell’ex “Squadra d’Oro” ungherese, la famosa Aranycsapat) ed il portiere Ramallets tra gli altri. Da lì iniziò un lunghissimo periodo buio. La seconda, se possibile ancor più traumatica, fu quella persa ai rigori a Sevilla il 7 maggio 1986 contro la Steaua Bucureşti grazie all’impresa di Helmuth Duckadam (la cui storia è stata raccontata su questo sito). Non servì a molto lo zuccherino di 8 Coppe di Spagna (del Generalísimo/Rey), una Coppa delle Fiere e due Coppe delle Coppe.
Come dice l’inno del Barça, «Son molts anys plens d’afanys…».
Dall’arrivo dell’olandese sulla panchina del “Camp Nou” e la continuazione della sua opera soprattutto con Rijkaard e Guardiola, i catalani hanno invece conquistato trofei a iosa diventando il club più vincente degli ultimi anni: 4 Coppe dei Campioni/Champions, 2 Intercontinentali, 11 Ligas (se si conta dal 1990/91, la prima dell’era Cruijff, 11 in 22 anni), 4 Copas del Rey (con la finale di domani, venerdì ancora da disputare), 2 Coppe delle Coppe, 4 Supercoppe Europee e 9 Supercoppe Spagnole.
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