3 October 2024

Con alti rischi per le coronarie l’Udinese batte la Lazio e torna al 4° posto

Lunedì 9 maggio 2011

Nella partita che vale l’intera stagione, l’Udinese risorge, batte la Lazio in un incontro non adatto ai deboli di cuore e si riprende il quarto posto, quello che da accesso ai preliminari di Champions. Per raggiungere l’agognato risultato ora i friulani dipendono solo da loro stessi.

Allenamento

La tensione (almeno tra i tifosi) nei giorni precedenti l’incontro cresceva di giorno in giorno. Sembrava proprio che il Niño Sánchez potesse farcela; negli allenamenti il cileno appariva al passo con gli altri.

E Totò affilava le armi.

Non serve aggiungere quanto sia importante la presenza di entrambi i nostri piccoli frombolieri, che ormai non giocano insieme da ben 4 partite. L’Udinese si presenta all’appuntamento più importante della stagione reduce da un terribile cammino con 4 sconfitte nelle ultime 5 partite; in mezzo solo l’importantissima vittoria di Fuorigrotta.

La partita

Bellissima giornata di sole in Friuli e sul “Friuli”, perfetta per una degna affluenza di pubblico.

Già quasi un’ora prima la gente fa la coda ai soliti tornelli.

Non ci stancheremo mai di denunciare l’assurdità delle lunghe code per poter entrare, anche per i possessori dell’inutile “Tessera del Tifoso”, non aiutati certamente dal fatto che i tornelli installati sono comunque pochi.

Ad un certo punto di fronte alla lentezza dei cancelli gli steward (sic), ricevono l’ordine di far entrare la gente senza azionare i tornelli, controllando semplicemente il loro biglietto o abbonamento.

A sorpresa sul Cosmo appare il grande Pierinùt,

maestro della malga Pramosio,

luogo immaginifico in Carnia.

Allo stadio c’è abbastanza gente (sui 20mila?).

Nutrita presenza anche di tifosi ospiti.

Quando i giocatori entrano in campo sugli spalti si vede un’incomprensibile quanto annunciata pañolada contro i «condizionamenti esterni». È questa una pratica negli stadi spagnoli di tirar fuori un fazzoletto bianco (pañuelo) per contestare qualcuno (arbitro, ma spesso i propri dirigenti) o meno frequentemente per esprimere sostegno alla propria squadra.

Deriva da una tradizione presente durante la corrida: il pubblico sventola i fazzoletti bianchi per chiedere al torero i trofei del toro: la coda e le orecchie. Di solito avviene durante la partita, per una decisione arbitrale, o un episodio, non all’inizio della partita. Mah.

La conferma arriva al riscaldamento (anche se altre volte non è bastato): ci sono sia Totò che il Niño. Guidolin deve fare a meno di Domizzi e Inler squalificati (e Coda gravemente infortunato), al loro posto il giovane Angella e il ghanese Badu, stavolta preferito ad Abdi.

La Lazio si presenta in campo con un’incomprensibile tenuta di colore indefinito, invece dell’azzurro di prammatica che non creerebbe problemi insieme al bianconero dell’Udinese. Solite perversioni del calcio moderno.

La Lazio possiede giocatori molto pericolosi, quali Zárate, Hernanes e il sempre pericoloso Floccari, e un allenatore degno di nota, il friulano Edi Reja, originario di Lucinico.

La partita inizia bene. Si vede che i nostri sono scesi in campo concentrati e con molta voglia. Soprattutto fa piacere vedere insieme i due piccoletti là davanti, un lusso di cui da tempo non godevamo, anche se qualcuno fa notare che potrebbe essere la terzultima volta che vediamo il Niño con la maglia dell’Udinese; meglio non pensarci e concentrarci sui “problemi” di oggi.

Totò ha subito una buona occasione, da posizione defilata solo davanti al portiere ma Muslera copre bene e respinge il tiro del capitano. Intanto il Niño sembra infortunato. Si tocca la gamba e sembra sul punto di uscire; sconforto nel nostro settore.

Invece il cileno rimane inaspettatamente in campo e si sistema a centrocampo: invece di inutili dribbling si mette a giocare sul serio, a due tocchi e a lanciare i compagni da regista puro. Impressionante. In pochi minuti sforna diversi assist da paura.

Al 25’ Pinzi sfiora la rete ma dopo un’impercettibile deviazione di Muslera la palla finisce mestamente a lato. Sette minuti dopo, altra giocata di Pinzi e occasionissima del capitano che con la porta completamente sguarnita spreca a lato. Disperazione tra di noi.

Quando ci si chiede come reagirà Totò di fronte a tali inusitati sprechi, ecco la risposta del Capitano. Al 36’ ennesimo lancio profondo e smarcante di Sánchez, Totò stoppa e infila Muslera sul primo palo: quasi non ci crediamo pensando ad un possibile fuorigioco che assolutamente non c’è. Finalmente ci liberiamo.

Subito dopo, al 42’, nuova azione sconvolgente: ennesimo lancio del Niño sulla destra, Isla al centro e per Totò è un gioco da ragazzi insaccare. Grande capitano.

Proprio quello che ci voleva, concretizzare la superiorità con un uno-due proprio prima dell’intervallo. Di Natale raggiunge così quota 28, staccando di 2 Cavani (che si è fatto anche espellere). Forse non ci rendiamo conto cosa significhino le imprese di Totò, quasi 60 reti in due anni!

Nell’intervallo notiamo che nei distinti quasi pieni è stranamente rimasto un vuoto di seggiolini verdi. Chissà come mai.

Al ritorno in campo la Lazio prende l’iniziativa, ma non sembra essere pericolosa. Ci crogioliamo pensando che proprio in una partita così importante sta andando tutto bene e non stiamo (parlo dei tifosi) quasi soffrendo. Le ultime parole famose. Come capita spesso, a mezz’ora dalla fine improvvisamente per un episodio cambia tutto. Al 66’ Reja opera un doppio cambio inserendo Rocchi e Kozák per Floccari e Hernanes. Al primo pallone giocato, proprio Rocchi con la sua esperienza uccella l’ingenuo Angella, fino ad allora positivo. Dopo una finta si fa falciare in area e l’arbitro non solo fischia rigore (netto), ma incomprensibilmente espelle anche il difensore con un rosso diretto che proprio non ci sta. Densi nuvoloni si addensano sulla nostra squadra, anche se sul “Friuli” il sole splende ancora.

Quest’anno Handanovič si è dimostrato un pararigori provetto e anche questa volta non tradisce aiutato sicuramente da Maurito Zárate: forse pensando che il portierone sloveno si butta sempre, l’argentino tira un rigore centrale che sembra un passaggio, neanche un Panenka. Handanovič, che per fortuna non si era mosso, si ritrova il pallone fra le mani senza sforzo per il suo 6° rigore parato in questa stagione!

Pericolo scampato, ma ora siamo in 10. Guidolin toglie Sánchez per il giovane difensore svedese Ekstrand, all’esordio in Serie A. 4 minuti dopo esce anche Di Natale per Corradi.

Ora stiamo soffrendo tantissimo: l’Udinese non ha sfoghi davanti e non riesce ad alleggerire. Ogni volta che la Lazio crossa in area, di solito con Zárate, siamo presi dal panico.

Al 75’ il ceco Kozák, che qualcuno identificava come molto rognoso, riesce a segnare in una mischia in area.

Sembra il preludio all’ennesima delusione. Ancora Kozák di testa con tutti fermi a guardare (noi compresi) prende il palo. Handanovič compie un miracolo poi Rocchi ha un’altra occasione ma arriva tardi sull’ennesimo traversone di Zárate. Gli ultimi minuti sembrano lunghissimi. Pensiamo quasi che l’orologio del Cosmo sia bloccato. Ora per fortuna Corradi va a cercare il fallo per far passare il tempo. Ancora 4 minuti di recupero e poi l’esplosione: è finita!

Tutti si abbracciano consci dell’impresa.

I giocatori vengono sotto la curva.

A tirare maglie e quant’altro.

Ora l’Udinese ha ribaltato la classifica: è tornata quarta a 62 punti, superando di due la Lazio e la Roma, bloccata sabato sera in casa da uno 0-0 contro il Milan: era il punto che mancava ai rossoneri per laurearsi Campioni d’Italia dopo ben 7 anni.

Dopo l’ultimo tragico mese (4 sconfitte in 5 partite appunto), pochi avrebbero pensato che l’Udinese potesse essere ancora in corsa per il quarto posto. Dopo questa vittoria i friulani dipendono solo dai propri risultati: domenica ci sarà sicuramente un esodo di tifosi a Verona contro un Chievo ormai salvo, e tra due settimane chiusura al “Friuli” con il Milan già Campione. Ora bisogna mantenere la concentrazione ed evitare passi falsi che sono sempre in agguato.

Ci si vede domenica al “Bentegodi”.

 

Comments

  1. Brutta bestia, eri allo stadio…..addirittura non molto distante dal mio posto!!!
    La prossima in casa contro il Milan ci beviamo una birra per brindare alla splendida stagione e nella speranza di festeggiare pure…..
    Mandi

  2. Che partita e che altalena di emozioni..sfibrante!
    L’errore di Totò davanti alla porta vuota pareva un cattivo presagio per una giornata negativa, e invece…davvero complimenti alla squadra che, nonostante con parecchi giocatori in condizioni precarie (il niño su tutti) ha portato a casa un risultato storico.
    Tra le note liete secondo me Badu, che è parso cresciuto, più convinto e con più personalita, fa ben sperare.
    Da non giocatore di calcio mi chiedo solo una cosa (senza alcuna vena polemica, solo per capire): possibile che per 10-15 minuti non si sia trovata alternativa alla rimessa lunga del portiere, palla spizzata da Corradi per nessuno (era isolatissimo) e chiusura totale subendo cross a valanga e soffrendo? Perchè in una situazione così non provare casomai un passaggio corto al difensore, che sale e fa un po’ di melina ripassandola al compagno, guadagnando tempo e tenendo comunque la squadra accorta in difesa?
    Paradossalmente nei minuti finali è andata meglio con Corradi che teneva palla e cercava il fallo, dando un po’ di respiro..
    Speriamo ora la concentrazione venga tenuta alta: i media parlano di qualificazione già ottenuta, ma dubito seriamente che Chievo e Milan ci diano un facile lasciapassare.

    • Eh sì, Miguel!! Avete “beccato” una partita al cardiopalma come poche: anch’io da assiduo frequentatore del “Friuli” non ne ricordo molte con una sofferenza così intensa e prolungata, tra l’altro con tale posta in palio….
      E ne ricordo ancora meno con il lieto fine, quante beffe dopo partite anche dominate per lunghi periodi!!
      L’inusuale errore di Totò aveva evocato cattivi pensieri, anche perchè pensavo che non sarebbe stato facile per il nostro Capitano riprendersi dopo un tale spreco. Ed invece…
      Concordo pure sulla sorprendente prova di Badu, che non mi convinceva affatto come scelta per l’undici iniziale: invece il giovane ghanese (a Udine raramente tradiscono, “Cavallo Pazzo” Muntari, in parte, l’eccezione…) ha giocato bene, uscendo secondo me alla distanza nel soffertissimo finale. Ancora una volta Guidolin ha fatto probabilmente la scelta giusta, d’altronde conosce i suoi polli meglio di chiunque altro.
      Sulla tattica della palla lunga degli ultimi minuti secondo me ha inciso il fatto di avere in campo una difesa non affiatatissima (ed anche Handanovic non sembrava al meglio, lasciava sempre le rimesse dal fondo all’esordiente Ekstrand), un centrocampo in quella fase non sicurissimo nei fraseggi (mi aspettavo di più da un Asamoah che giocava come sa solo a sprazzi) e una pressione di una Lazio fin lì abulica, ma che con i nuovi innesti era più fresca e si giocava il tutto per tutto….
      Per fortuna (anzi, non è fortuna…) il mister ha mandato dentro Corradi (e non l’inconcludente Denis…), che si è preso sulle (larghe) spalle (insieme all’altro “ex” Pinzi) tutta la fase d’attacco (sarebbe meglio dire alleggerimento…) , dimostrando esperienza e spirito di squadra.
      Che i media parlino di preliminari già in cassaforte mi sembra quasi da “iettatori”: nelle ultime 2 partite per conquistare i 3 punti ci sarà da sudare, eccome! Alla feroce concentrazione di cui parli in difesa si dovrà unire qualche spunto dei nostri uomini migliori, che spero mantengano grande freddezza sottoporta.
      Alè Udin!!!

  3. Mi pregio di comunicarti che il “luogo” che ci ospita non viene definito baldacchino bensì “PORCILAIA”. Non chiedermi come mai gli sia stato affibbiato questo termine ma credo che, dopo i numerevoli concerti svoltisi allo stadio, il nostro loggione risultava sistematicamente sommerso da una quantità immane di rifiuti… Mandi ed alla prossima

    • benvenuto giorgio!
      non sapevo della “porcilaia”, ma non frequentando il “friuli” per concerti, per noi rimane sempre baldacchino, ma anche loggione e’ simpatico.
      domenica a verona?
      mandi,
      a

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