Ellis Park Stadium, Joburg, martedì 15 giugno
Nel pomeriggio si assiste l’ennesima sorpresa con la Nuova Zelanda che ha pareggiato proprio all’ultimo minuto con la Slovacchia ed ha fatto apparire meno problematico il risultato di ieri dell’Italia. Ora sono di nuovo tutti a pari punti.
Oggi inizia invece il “Girone di Ferro”. Un’altra partita molto attesa è Portogallo-Costa d’Avorio, quest’ultima forse la migliore tra le formazioni africane, guidata in panchina da Svengo Eriksson ed in campo da Didier Drogba, ancora non al meglio (è infatti rimasto in panchina per 65’). La partita, decisamente non vibrante, finisce 0-0, con una prestazione sottotono dell’attesissimo madridista Cristiano Ronaldo.
Stasera invece esordisce il Pentacampeão contro la Korea del Nord. Come si diceva stamattina in trasmissione, anch’io penso che Dunga e Brasile costituiscano un ossimoro, due termini cioè in contraddizione tra di loro (vero Paolo?), anche per i due mediani di distruzione (Gilberto Silva e Felipe Melo). Ma la qualità in avanti dei brasileiros ne fanno una delle candidate al titolo finale.
Da ieri notte le temperature si sono ulteriormente abbassate e ora fa un freddo cane con un ventaccio gelido che penetra nelle ossa. Sicuramente siamo sotto zero. Tutto intabarrato, stavolta arrivo tardi allo stadio (cioè non tre ore prima come sempre). Scelgo il treno, il mezzo più facile, anche se poi per tornare a casa dalla stazione potrebbe essere complicato. Vedremo.
Trovo una lunga coda per passare il primo controllo. Per fortuna riesco a trovare una fila in cui fanno passare la gente con più facilità e velocità.
Sono di nuovo all’“Ellis Park Stadium”, ma di sera. Le scale elicoidali lo fanno assomigliare ad un’astronave.
Devo circumnavigare lo stadio per entrare nel mio settore, quasi di fronte a dove mi trovavo a vedere l’Argentina.
La Torcida brasileira è già pronta.
Più sotto, verso la tribuna centrale, scorgo un gruppetto di nordkoreani, vestiti tutti uguali (ovviamente), cappellino con sponsor compreso (statale?), fanno tenerezza, anche se qualcuno avanza l’ipotesi che siano dei cinesi che sono stati contrattati dalla Federazione Coreana.
Vicino a me trovo una coppia di sudafricani di origini indiane. Dall’altra parte ho due ragazzi di Brasília tifosi del Vasco, evidentemente intirizziti come me. «Spesso il Brasile ha la capacità di complicare le partite che in apparenza sembrano facili», presagisce uno di loro. Infatti i verdeoro devono soffrire non poco per piegare una sorprendente Korea del Nord che ha imbrigliato la canarinha per quasi un’ora.
Il CT nordcoreano Kim Jong-Hun si agita come un ossesso; quando il pallone capita dalle sue parti dà indicazioni ai suoi giocatori, sbracciandosi e urlando che neanche l’Otello Petris da Moggio Udinese.
Durante il primo tempo il Brasile arranca, non riesce praticamente a rendersi pericoloso. Kaká giostra ancora sui livelli soliti di tutto l’anno, cioè trotterellando e senza essere incisivo; non da l’impressione di poter migliorare durante il prosieguo della manifestazione.
Felipe Melo pessimo come ci si attendeva. Luis Fabiano appare perso in avanti senza riuscire a combinare molto. E la Korea del Nord non lascia giocare, con il perpetuo movimento dei suoi in un’uniforme tutta rossa (quale altra?).
Il risultato si sblocca solo al 55’ da un golaço di Maicon: anche se le responsabilità del portiere Ri Myong-Guk sono evidenti (non si può prendere un gol così sul proprio palo), nessun umano avrebbe tentato di tirare in porta da quella posizione. I brasiliani possono festeggiare.
Quelli di Brasília ricordano un tiro liftato di Josimar nel 1986, nell’unica manifestazione importante da lui disputata («poi si è perso con troppe bottiglie», confermano i miei interlocutori); a me torna in mente Nelinho della finale del 3° e 4° del 1978, proprio contro l’Italia, anche se quel suo tiro fece una curva assurda, era da molto più lontano e si infilò sul secondo palo di Dinozoff.
Ora il Brasile gioca in scioltezza e a dare la scossa è Robinho (da me sempre osteggiato), soprattutto sul meraviglioso passaggio filtrante del secondo gol, marcato da Elano (72’).
A dieci minuti dalla fine la gente inizia già ad andarsene. I tipi di Brasília prendono in giro le note progressioni scomposte di Lúcio (Inter) ed invocano «mais umzinho» (tradotto approssimativamente con «ancora un golletto»). Invece, all’89’ è la Korea del Nord a segnare a sorpresa con una bella rete di Ji Yun-Nam. Qui ha appena battuto Júlio César.
I nordkoreani festeggiano il 2-1 come se fosse una vittoria e prima del fischio finale cercano addirittura il pareggio, che però non arriva. Sugli spalti il gruppo in uniforme e berrettini rossi agitano le loro bandierine come se si trovassero ad una adunata a P’yŏngyang.
Finisce la partita. Ji è già diventato un eroe, forse alla stregua di Pak Doo-Ik, il famoso dentista che stese l’Italia ai Mondiali del 1966 (anche allora era la Korea del Nord, mentre nel 2002 era quella del Sud), nell’unica altra presenza del loro paese nella Coppa del Mondo.
Alla fine della partita mi avvicino al gruppo di nordkoreani; quello che sembra essere la loro guida parlicchia l’inglese.
Gli chiedo se mi regala una delle mie bandierine per un amico friulano fanatico del suo paese, ma neanche una simile storia lo commuove: «Mi spiace, ci servono per le prossime due partite», mi spiega. Almeno facciamo una foto insieme.
Da poco sopra scende un grassone che sfugge ai canoni che si immaginano sulla gente del suo paese, proprio con una maglietta che incita a ripetere le gesta del 1966, e viene intervistato (dalla tv sudcoreana?!).
Appena fuori dallo stadio, nonostante il gelo (o forse proprio per scaldarsi) qualche brasiliano accenna una batucada con canti e balli. Una ragazza tenta l’intervista a un tipo che suona il tamburo attorniato da un capannello di gente, ma ben presto si unisce ai balli mentre si continua a filmare… chissà perché mi viene in mente la Scarnati a fare lo stesso.
Per evitare di rimanere a piedi riprendo velocemente il cammino verso la stazioncina ferroviaria dalla quale sono arrivato, non proprio vicinissima.
Fino a Park Station c’è solo una fermata. Mentre aspetto la partenza chiacchiero con alcuni tifosi di qui che si sono portati le coperte allo stadio; dicono che hanno preso moltissimi biglietti (i residenti hanno accesso anche alla quarta categoria, con prezzi sensibilmente inferiori).
All’arrivo mi danno addirittura uno strappo fino a casa (più o meno sulla loro strada), evitandomi così l’impresa di cercare un taxi a quest’ora (sono solo le 23!!!) in questo quartiere in cui non si vedono visi pallidi dopo le 19.
David e Alistair sono scozzesi, ma trapiantati da 30 anni in Sudafrica. Sono gentilissimi, ci scambiamo i numeri per eventuali altri incontri.
grande bre! peccato per la bandierina mancata, accidenti…grazie per il tentativo!e comunque grandissima korea del nord! io pronosticai un 3-1 già come una vittoria, ma come sempre i figli del caro leader sanno stupirmi (a parte il primo goal da ritardati…). la tifoseria credo, se proprio non sono cinesi, saranno ufficiali dell’esercito o della polizia: insomma, fedelissimi al regime… o parenti di kim jong il! ma non hai provato a intervistare il tipo? o farti dare l’indirizzo “per eventuali altri incontri”? ; ) un abbraccio totalitario!
Ma figurati, il tipo non capiva quasi niente, per fargli capire la menata della bandierina c’ho messo 5 minuti!
Cmq secondo me non erano cinesi, boh!
A
Ciao Ale
Inguardabile la partita. Dunga sbaglio quando non ha portato Ganso. Con Kaka fuori forma, non c’e nessuno che possa sostituirlo.
Togliemi una curiosita: i boeri sinpatizzano per gli olandesi o non gli frega proprio niente del calcio?
i boeri duri e puri credo si tengano ben lontani dalla manifestazione. in teoria tradizionalmente lo sport dei bianchi e’ il rugby.
poi pero’ ci sono anche bianchi entusiasti (vedi la storia delle due signore bianche che tifano ghana perche’ e’ una squadra africana).
voi bene?
a
ciao
Non riesco a visualizzare i collegamenti radio. Il problema é mio o non sono ancora disponibili?
non sono ancora disponibili.
un amico ci sta lavorando!
abraço,
a
Continua il Melo-dramma brasiliano….il più grande affare fatto da quel genio di Pantaleo Corvino, ceduto non a caso alla Juve :). In quanto alla federazione brasiliana, devono avere la memoria parecchio corta per nominare ct uno che ha chiaramente come modello di allenatore er mitico Sebastiao Lazaroni. Se poi Kakà è questo….
e bravo panta-leo.
si, melo pessimo e cosi’ pure dunga. di lazaroni neanche parlarne, ricordo che avevo fatto una foto con lui a quando venne a udine per l’addio di Zico alla nazionale: l’anno succcessivo la bruciai…
Grande Otello!
appena lo becco, gli riferisco la citazione!
ma la sua mente contorta, che nickname ti ha attribuito? sai che lui ha i vari “dotor” “che dai pis di peton” “l’ingignir” …
forse ti chiamerà anche lui “torzeon”
mandi
credo semplicemente “il mat”
😉
Carlos: le puntate della trasmissione radio sono ora disponibili nella relativa sezione