Lunedì 27 febbraio 2012
In ogni settimana c’è una giornata speciale a Puerto Williams, quando arriva il traghetto che porta nuove persone sull’isola. Siccome la barca si ferma nel porticciolo per un giorno e mezzo, i passeggeri in partenza non sono ancora partiti. Per questo anche il Refugio El Padrino oggi è pieno di gente e stasera Cecilia ha deciso di organizzare un asado con una festicciola per salutare sia chi parte che chi arriva.
Il piccolo traghetto è già attraccato.
Mentre stanno componendo il carico, mi affretto a salire sull’imbarcazione per comprare il biglietto e mi rincuoro sapendo che il mio nome c’è sul serio nella lista delle prenotazioni.
La barca è nuova, dicono che quella precedente fosse più spartana;
non credo comunque che sia questa, arrugginita e rimasta in paese ad imperituro ricordo.
Il museo, gli ultimi Yaganes, la tía Cata e l’abuela Cristina
Da notare che anche la barcaza si chiama Yaghan, il nome del popolo indigeno che con le sue canoe solcava i canali e le isole della regione già circa 6mila anni fa.
In questi giorni ho avuto la fortuna di conoscere alcune signore che rappresentano ancora il popolo yagán, detto anche yámana, decimato dai bianchi e dalle malattie (e dall’alcool) che portarono con il loro arrivo da queste parti circa 150 anni fa.
A bordo del gommone con il quale sono arrivato a Puerto Williams c’era anche la tía Julia, un’artigiana che si era recata a Ushuaia a vendere qualche manufatto di sua produzione in una feria ed era rimasta bloccata per un paio di giorni dal maltempo.
La gran parte della comunità rimasta risiede a Villa Ukika, un “sobborgo” di Puerto Williams, dove esiste una casa in cui si vendono prodotti artigianali lavorati dalle donne yaganes. La più conosciuta è Cristina Calderón, la abuela (nonna) Cristina. Compirà in breve 84 anni ed è rimasta l’unica persona al mondo a parlare la lingua yagán. Le ultime persone con cui poteva scambiare qualche parola erano sua sorella Ursula, deceduta nel 2003, e sua cognata Emelinda, morta nel 2005.
In virtù di questo fatto, sono in molti ad andarla a trovare. Lei non è esattamente entusiasta per questo e non lo dissimula, ma arrotonda facendosi pagare (quasi simbolicamente in realtà) per lasciarsi fotografare; confessa però che le televisioni che vengono a filmarla devono scucire molto di più.
La trovo sulla porta di casa, molto diffidente. Come ci si può sentire in questa condizione? Con ritrosia mi racconta qualche storia interessante e poi le scappa addirittura un sorriso (gratis).
Nel centro di Puerto Williams sorge l’interessante museo Martín Gusinde,
dalla peculiare struttura,
in cui si espongono anche le vicissitudini degli yaganes.
Il cimitero
Mi dirigo verso il piccolo cimitero del paese,
che con la luce abbagliante di questi ultimi due giorni,
ti inonda gli occhi.
Ovviamente anche qui ci sono sepolte (chissà perché tutte al femminile) alcune yaganes,
soprattutto l’altrettanto famosa Rosa Yagán (di cognome e di fatto) in Milicic, che probabilmente aveva sposato un discendente di immigranti dalmati creando una bizzarra commistione.
L’altro giorno Cecilia ci aveva portato fuori paese a comprare uova,
dalla tía Cata che ne produce a iosa.
Bellissimo lo spolert nella sua casina.
Il mancato castoro e l’agognata centolla
Un’altra storia singolare è la presenza dei castori a Navarino. I roditori erano stati introdotti dal Canada alla Terra del Fuoco negli anni Quaranta dagli argentini, ma col tempo sono divenuti una piaga.
Avevo letto che spesso i ristoranti (quali?!) del paese li propongono come prelibatezza locale, ma in questo periodo non se ne vedono proprio. L’unica speranza è ovviamente Cecilia: mi racconta che un suo amico li caccia e li prepara su ordinazione; “collezionista” di animali cucinati e mangiati quale sono, si manifesta subito la curiosità di assaggiarli. Nonostante le mie insistenze e vari i tentativi telefonici il tipo in questione non è mai raggiungibile, forse sta cacciando in campagna lontano dal segnale dei cellulari. A malincuore dobbiamo rinunciare al progetto.
Ma la prelibatezza di tutta la regione è la centolla patagonica, Lithodes santolla o king crab in inglese: il “granchio reale australe” è un gigantesco crostaceo che si avvicina a quella che da noi è conosciuta come granseola e la sua polpa è da fantascienza.
La pesca della centolla è uno delle occupazioni più importanti per i pescatori dell’isola. La stagione è appena iniziata e un conoscente di Cecilia ce ne porta una quantità indecente a prezzo modico: ce la gustiamo al vapore innaffiata di limone insieme a Matteo e Cecilia con profonda soddisfazione gastronomade, sicuramente uno dei ricordi gustativi che hanno segnato questo viaggio.
Ci arrivano anche due grandi secchi di centollones, la sua versione più piccola (si fa per dire) e meno pregiata.
Sono per la festa della sera che inizia con un delizioso choripán (panino con la salsiccia alla griglia guarnito con verdure varie),
continua con delle bistecche cucinate al punto giusto,
e culmina appunto con due pentolone di centollón,
da curare amorosamente.
Fine (del Mondo)
Chissà come sarà Puerto Williams tra cinque o dieci anni.
In breve dovrebbe iniziare un nuovo collegamento marittimo con Ushuaia, più economico delle due uniche compagnie argentine sanguisughe che esistono attualmente. Quando accadrà, sicuramente arriverà a Navarino molta più gente, anche turisti curiosi rispetto alle masse delle escursioni organizzate di Ushuaia, il che obbligherà la comunità a offrire nuove infrastrutture turistiche oltre alle poche esistenti finora.
Spero di ritornarci tra qualche anno e di verificare che la crescita sia stata sostenibile e non abbia modificato la speciale atmosfera che ho trovato in questi giorni in paese e nei suoi abitanti. Mi auguro proprio non si trasformi in una nuova Chaltén o peggio ancora Calafate.
Con la perla di Navarino si conclude la mia lunga discesa verso l’estremità del continente americano. Ora l’idea è di prendere due traghetti: il primo che da domani mi porterà fino a Punta Arenas in una trentina di ore, e il secondo con cui in 4 giorni e 4 notti da Puerto Natales arriverò fino a Puerto Montt, la città da dove era iniziato il mio percorso cileno.
Grazie ale di averci fatto viaggiare con la fantasia e con le immagini.
Buon ritorno e preparati a preparere la preparazione della mia “tourné” in FVG distretto Carnia
giacomo
grazie djako,
detto da un fotografo come te…
😉
ma il viaggio non e’ finito, e neanche le puntate!
o speravi di si…?
ci vediamo presto in carnia,
a
Ciao Alessandro!!
Sei proprio un vero viaggiatore!!! Attendo sempre con impazienza i tuoi servizi fotografici e non. Quello che traspare sempre è il profondo rispetto che hai verso le persone e i luoghi che visiti. Chissà cosa ci invierai domani!!!
Ciao!!!)) Tanti saluti da Udine!!!
HOLAAAAAAAAAAAAAAA… G…… TE SALUDO DESDE EL CONFIN DEL MUNDO..PTO WILLIAMS CHILE….TE AGRADESCO INFINITO POR HABER LLEGADO A ESTOS PARAJES ESCONDIDOS….GRACIAS POR DAR A CONOCER COMO ES LA VIDA AC’A!! SU GENTE Y SU ENTORNO!! TODO LO QUE ESCRIBISTE Y FOTOGRAFIASTE ES PERFECTO!! TE INVOLUCRASTE MUY BIEN EN NUESTRO MUNDO ,QUE LOGRASTE LLEVAR A TU ENTRETENIDA PAGINA!!! UN GRAN ABRAZO CHILENO -AUSTRAL…GRAZIE!!!! BESOSSSSSS
gracias por las palabras querida, me alegro que te gustaron mis historias desde el fin del mundo!
realmente me gusto mucho visitar un rincon tan bonito y especial.
todavia hay unas cuantas historias en este viaje!
besossss,
a
Ciao Alessandro!
Partirò il prossimo venerdì per un viaggio in Argentina e Bolivia. La prima parte del viaggio è Patagonia e Terra del Fuoco. Mi imbarcherò sulla Trasbordadora Austral da Punta Arenas il 1 maggio per Puerto William per poi attraversare il canale e giungere a Ushuaia.
Vorrei domandarti qualche info..tu hai usato la trasbordadora austral? pensi che a maggio ci saranno collegamenti con Ushuaia? e anche il prezzo dell’attraversata in nave..
Grazie mille!