Beograd, venerdì 24 luglio
Beograd è una delle città più belle del mondo, soprattutto per le sue vibrazioni ed il senso tellurico che la pervade.
Come si raccontava insieme ad Andrea in qualche presentazione (quasi) per scherzo la consideriamo la miglior capitale europea. Una città del genere, costruita sulla confluenza di Sava e Danubio possiede un fascino fortissimo, pur avendo poche attrazioni turistiche di prima qualità.
La si può godere anche andando in kafana con gli amici, ascoltare musica nelle centinaia di locali o barche attraccate sui fiumi, o semplicemente osservando lo struscio su Knez Mihajlova, la strada pedonale della città, quasi una lunghissima passarella per le ragazze più belle d’Europa.
Ma Beograd costituisce anche un trampolino, perché secondo noi il cuore della Serbia risiede proprio nei villaggi. È lì che si trovano i personaggi più interessanti ed i prodotti più genuini, ed è nei seli che ci sono capitate le avventure più assurde. È curioso notare che negli ultimi anni il mondo rurale serbo era percepito, specie da alcune élites intellettuali belgradesi, come espressione negativa di un mondo al quale non appartenevano, portatore di valori culturali lontani dai loro, soprattutto durante gli anni durissimi di Milošević che conservava la base del suo potere proprio nelle campagne, tagliate fuori dai pochissimi mezzi di comunicazione indipendenti.
In Serbia i mercati locali, le famose pijace [pronuncia “pìaze”] anche nelle città o nella megalopoli Beograd, hanno sempre un richiamo importante. La base del paese è rimasta contadina, e proprio nelle pijace si trovano i prodotti più genuini.
Il nostro amico Mile ci ha fatto spesso da guida nella Bajlonijeva pijaca, il mercato del suo quartiere (Dorćol), nella parte più antica della capitale, proprio sotto il Kalemegdan.
Rimase famosa la ricerca delle migliori paprike (peperoni) per fare l’ajvar, strepitoso e prelibato prodotto che nella nostra filosofia compone la Santa Trinità Serba.
Il secondo è il kajmak (il formaggio cremoso e grassissimo, senza pari per guarnire i piatti di carne).
Il terzo è ovviamente la rakija, distillato di frutta, meglio se šljivovica, grappa di prugne, assurto appunto a simbolo del paese.
chissà perchè, prima di leggere l’articolo sentivo già l’odore della trinità…