20 April 2024

La festa può cominciare!

Joburg, venerdì 11 giugno

Alla fine Mandela non è venuto. La sua presenza alla Cerimonia Inaugurale era stata annunciata come una possibile sorpresa, invece ha definitivamente desistito a causa della morte della sua bisnipote tredicenne Zenani, vittima di un incidente proprio al concerto di ieri sera.

Fin dal mattino l’entusiasmo è incontenibile: da tutte le strade escono rivoli di tifosi sudafricani, che vanno poi a formare una marea gialla che possiede un ruggito proprio: ovviamente le insopportabili vuvuzelas. Per chi ne fosse ancora sprovvisto, se ne vendono ad ogni angolo di strada, insieme alle magliette della nazionale.

Anche gli autobus sostengono i Bafana Bafana: invece della destinazione espongono un messaggio di sostegno (si arrangi chi deve andare da qualche parte).

Mi apposto in pieno Fanzone con schermo gigante nell’ormai nota zona di Newtown, il punto di aggregazione più (relativamente) vicino al mio alloggio. Proprio mentre cerco di entrare nella folla, l’inquadratura della televisione riprende dall’elicottero proprio la nostra piazza e si alza l’entusiasmo.

Inizia il conto alla rovescia scandito dal pubblico, con bandiere sudafricane da ogni parte, tutti si divertono come pazzi, specialmente suonando con tutto il fiato che hanno le loro trombette del c___o.

La cerimonia è sobria e non lunghissima, ma con momenti importanti. Qui da noi si odono dei boati quando nello stadio a pochi chilometri da vari panni si forma la figura dell’Africa o nel momento in cui sugli schermi appare un vecchietto bardato di verdegiallo che risponde al nome di Desmond Tutu (Premio Nobel per la Pace 1984 ed ora semplicemente vescovo emerito visto che anche lui ha raggiunto l’età della pensione). Poi il Presidente Jacob Zuma e, purtroppo, applausi anche per il pessimo Blatter.

Nella formazione che scende in campo neanche un bianco, tutt’al più un coloured, l’unico giocatore dal nome afrikaans. Tradizionalmente i bianchi sono più affezionati al rugby.

Segue l’inno nazionale sudafricano, cantato da moltissimi con il pugno (nero) alzato.

Poi tutti a saltare e ballare per l’appuntamento con la storia. L’altro giorno un cameriere diceva «Sono mesi che stiamo aspettando che inizi». Si capisce che è proprio un miracolo, anzi vari miracoli in uno, che un mondiale si svolga in Africa, che il Sudafrica sia libero e che la gente se lo goda.

Per poco non c’era anche il miracolo che i Bafana Bafana vincessero l’incontro inaugurale. Dopo vari grossi rischi corsi nel primo tempo, sventati dal portiere Kuhne [sarà parente di Italo?!], la nazionale di casa è riuscita a marcare un bellissimo gol con Tshabalala all’8’ del secondo tempo. Da allora ha giocato meglio. Poi arriva il pareggio con un gollonzo del pessimo e finito Márquez (difensore ormai bollito, che nel Barça non gioca quasi più) con tre messicani liberi sulla linea di porta. Ma i verdegialli hanno rischiato il colpaccio con un palo preso (per caso) allo scadere.

A fianco a me, una mamma con le due figlie che hanno varie schiene davanti a loro e non vedono niente. Quando c’è un’occasione, la mamma le alza a turno con non poca fatica.

Vedo il secondo tempo in un bar strapieno di gente. Complice la birra o gli spazi ristretti, il frastuono è ancor maggiore che fuori nella piazza adiacente.

Anche se la nazionale non ha vinto si continua a ballare e cantare per ore.

Alla sera uno scialbo 0-0 tra Francia e Uruguay, pasteggiando a bacalhau assado in una Tasca portoghese vicino a casa (il baccalà è il piatto nazionale lusitano, e in Sudafrica esiste una nutrita comunità di quel paese, che si esprime anche e soprattutto in ristoranti).

Domani invece il mio “esordio” con Argentina-Nigeria, insieme a molti amici argentini. Qualcuno dice che per Diego e i suoi è già una finale.

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