Giovedì 26 maggio 2011
In una conferenza stampa alle 13 di oggi il Presidente serbo Boris Tadić ha confermato al mondo la notizia che era circolata già qualche ora prima: questa mattina la polizia serba ha arrestato Ratko Mladić.
Verso le 5:30 Mladić è stato trovato nel villaggio di Lazarevo, vicino a Zrenjanin, in Vojvodina (Serbia settentrionale) sotto la falsa identità di Milorad Komadić. Secondo le informazioni fornite dalla PTC (la tv statale serba) si trovava nella casa di un suo parente, Branko Mladić.
Capo delle forze armate della Republika Srpska (dei serbi di Bosnia), Ratko Mladić era ricercato dalla fine della guerra in Bosnia (quasi 16 anni fa) per crimini di guerra, anche e soprattutto per il lunghissimo assedio di Sarajevo e la strage di Srebrenica nella quale nel luglio del 1995 vennero uccisi oltre 7mila musulmani bosniaci.
Si ricorderà l’assurdo caso di Radovan Karadžić, capo politico dei serbi di Bosnia, che si trovava proprio a Beograd, la città in cui in teoria lo stavano cercando: si era fatto crescere chioma, barba e baffi bianchi e aveva assunto una nuova identità, quella di Dragan Dabić, un esperto di bioenergia. Sotto mentite spoglie Karadžić si “nascondeva” dando conferenze pubbliche, potendo contare sugli appoggi in alcuni settori dei servizi segreti che vennero a cadere subito dopo l’elezione del presidente Tadić alcuni mesi prima il suo arresto avvenuto il 21 luglio 2008.
Anche per Mladić è strano pensare che per nascondersi sia sempre rimasto in Serbia e prima probabilmente nell’adiacente Republika Srpska, pur sapendo che il cerchio intorno a lui si stava stringendo.
Dei ricercati serbi ancora in libertà rimane ora solo Goran Hadžić (capo dei serbi di Krajina, Croazia), anche se la sua importanza non è sicuramente allo stesso livello di Karadžić e Mladić.
La domanda è perché Mladić sia stato trovato esattamente in questo momento, non prima e non dopo. Potrebbe aiutare in qualche modo la popolarità di Tadić, in questo momento molto bassa per la profondissima crisi che investe i Balcani, anche se alcuni settori della società serba sono ancora vicini al nazionalismo e probabilmente non saranno contenti della notizia. Chissà se sarà sufficiente affinché riesca a vincere le prossime elezioni, in teoria previste tra due anni se il governo terrà fino ad allora.
Più importanti sono i risvolti internazionali. Saranno finalmente soddisfatti invece all’Unione Europea: dall’Aja e da Bruxelles si era spesso accusato i vari governi serbi di non impegnarsi abbastanza per trovare i ricercati. Tadić ha sottolineato che la Serbia ha fatto la sua parte e ha invitato anche gli altri governi della regione a fare lo stesso, con un riferimento diretto agli albanesi del Kosovo.
http://www.youtube.com/watch?v=iKgeIdlEzRA&feature=player_embedded
L’altra domanda è se da Bruxelles arriverà una ricompensa, con un acceleramento dell’integrazione (anche se rimane sempre aperto il nodo del Kosovo): a novembre l’UE dovrà decidere se il paese balcanico potrà ricevere lo status di candidato, il che comunque significherebbe un cammino lungo e tortuoso. Si vede qualche similitudine con il caso della Croazia (candidato ma non ancora membro) e dell’arresto del suo Generale Ante Gotovina il 7 dicembre 2005.
Mladić verrà estradato al più presto verso il carcere di Scheveningen per essere messo a disposizione del Tribunale Internazionale dell’Aja che ora dovrà aprire un nuovo lungo processo (dopo quasi 3 anni quello di Karadžić ancora in corso). Mladić troverà buona compagnia per le partite di ping pong che si diceva si giocassero nel carcere tra ex nemici, prima con Milošević (morto prima della sentenza, l’11 marzo 2006), Vojislav Šešelj, successivamente Karadžić, ma anche il croato Ante Gotovina e l’albanese del Kosovo Ramush Haradinaj.
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