Gurjaani, giovedì 20 agosto
In mezzo al buio raggiungiamo il villaggio di Gurjaani, per fortuna Giorgi si ricorda come arrivare alla casa dei suoi zii, Usupi e Makhvala. Ci troviamo nella regione di Kakheti, dove si producono enormi quantità di vino.
A casa è già tutto pronto. Si sta benissimo, spostiamo il tavolo fuori, sotto la vigna e le zucche appese, ancora verdi.
In un battibaleno la tavola si riempie delle prelibatezze della zia Makhvala. Siamo talmente ghiotti delle buonissime melanzane con la salsa alle noci, assaggiate in tutte le case, che la zia deve riempire il vassoio varie volte.
Il vino è opera di zio Usupi: un bianco giovane, ma anche un rosso corposo invecchiato. Viene versato in tazze di terracotta.
Giorgi deve fare gli straordinari per tradurre, ma lo zio esprime simpatia anche senza capirne la lingua. Stanotte ci fermeremo a dormire qui e finalmente anche Shalva, che non deve guidare, assaggiare il vino. Anzi, si rivela un bravissimo tamadà. Sembra ispirato anche Furio, alla sua ultima serata georgiana, una nuova prova dell’impareggiabile ospitalità georgiana.
Lo zia si siede con noi qualche minuto, giusto il tempo per un brindisi in suo onore. Poi quando è sicura che siamo satolli ci abbandona. Lo zio invece prende una strumento con poche corde e iniziano i canti polifonici georgiani.
Al mattino ci si alza leggermente spaccati.
Nei servizi interni c’è qualche problema e dobbiamo usare il gabinetto fuori: una turca con giornali, in cui bisogna tenersi sulla porta.
La colazione (salata) è abbondante: si continua gli stessi piatti della cena, stavolta accompagnati solo dalla chacha (grappa), sempre fatta in casa. Tutti hanno un’espressione preoccupata…
Lo zio ci invita a visitare le sue vigne, distanti alcuni chilometri. Shalva è in coma e rimane a riposarsi.
Noi invece ci stipiamo in sei nella sua vecchissima “Volga”: un classico dell’industria sovietica adatta a qualsiasi terreno, meglio di un trattore.
Cerco di aprire il finestrino per far circolare aria, ma mi rimane in mano il pomello.
Quando affronta le discese lo zio spegne il motore e mette in folle, una scena che vedremo anche successivamente.
Passiamo dal centro dal mercato di Gurjaani, anch’esso invaso da angurie.
Sulla strada spaccata si vedono più carri trainati da cavalli che auto.
Lo zio possiede alcuni vari ettari di vigna e campi, acquistati a più riprese dallo stato. Per lui non è facile, a 70 anni deve fare tutto da solo, ma i grappoli sono rigogliosi.
Oltre alle moderne cantine, in Georgia il vino viene ancora prodotto in casa in modo popolare come si faceva una volta anche da noi.
Dobbiamo portare frutta e verdura a una cugina di Gio, che passeremo a trovare domani nella regione montagnosa di Svaneti. La “Dodge” viene stipata di uva, pomodori, vino, grappa, angurie, meloni.
Salutiamo gli zii, ma Giorgi trova subito una vicina conosciuta e ci fermiamo nuovamente.
Ebbene sì, è la mia prima volta. Ma non mi è nuovo l’ambiente né la compagnia…
Bella l’uva pizzutella georgiana.
Forza Guy, baci Luci
grazie luci!!!
forza anche tu!
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