Jvari, martedì 18 agosto
Dopo le reminescenze staliniane a Gori, la giornata prosegue tra il profano ed il sacro con la visita dell’antichissima chiesa di Jvari, per molti georgiani la più simbolica del paese.
Si trova a pochi chilometri da Tbilisi, appollaiata su un cucuzzolo roccioso sulla confluenza dei fiumi Mtkvari e Aragvi nei pressi della cittadina di Mtskheta.
Quando l’avevo visitata la prima volta, nel 2003, ne ero rimasto affascinato. Parte del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, venne costruita tra il 586 e il 605 sul luogo di enorme devozione in cui la Santa Nino aveva eretto un’enorme croce di legno. È dedicata infatti alla Santa Croce.
L’edificio è di tipo tetraconco, con quattro absidi. È probabilmente rimasta com’era all’epoca, semplicissima: a croce latina, con le pareti spoglie di nuda pietra, con solo una croce di legno al centro.
C’è una funzione in corso; riesce ad entrare solo Andrea che ha i pantaloni lunghi. In realtà sono ammesse delle donne con abiti molto più discinti dei nostri.
La solennità dei suoni gutturali del pope si contrappone alle giovani aiutanti che durante la funzione continuano a pulire le icone. Invece della particola finissima dei bei pezzi di pane.
A Mtskheta ci sono altre chiese notevoli, come l’imponente Cattedrale Sveti-Tskhoveli (del pilastro vivente), dell’XI secolo. È l’attuale sede del Patriarca georgiano.
Fu costruita per rinchiudere una chiesetta precedente, come una Porziuncola, i cui resti si possono ancora vedere all’interno.
Secondo la tradizione sotto la Cattedrale ci sarebbe un pezzo del drappo di Cristo (ma quanti ne esistono al mondo?!).
Giorgi ci fa notare uno stranissimo affresco del XIII secolo che rappresenta lo zodiaco, un elemento pagano.
Sul sagrato le tombe dei re georgiani Erekle II e Vakhtang I.
Non è un pezzo di drappo di Cristo, ma si tratta della tunica di Cristo portata da Gerusalemme a Mtskheta, subito dopo la crocifissione di Cristo, da un ebreo georgiano di nome Elios che la acquistò dai soldati che avevano tratto a dado le cose che appartenevano a Gesù Cristo. L’autore della descrizione di Mtskheta sembra incredulo e si capisce perché: come è possibile pensare che un paese “sperduto” quale la Georgia possa contenere un tesoro spirituale di tale importanza?!…