Posof, lunedì 17 agosto
In teoria andare da Kars a Tbilisi sarebbe semplice, ma al lato pratico non lo è. Per arrivare facilmente a Erevan basterebbe che fosse aperto il confine con l’Armenia, chiuso invece dal 1993 e bisogna quindi circumnavigarlo.
Da Kars, poi, non esiste un trasporto diretto. Per arrivare fino a Posof, a pochi chilometri dalla frontiera, prendiamo un dolmuş. È il famoso minibus o taxi collettivo che ti porta quasi dappertutto, sia dentro le città, sia a media distanza; in quest’ultimo caso parte solo quando è pieno. Infatti dolmuş vuol dire “pieno” o “ripieno”, come i dolma di cui abbiamo parlato in precedenza.
Lo stesso viene chiamato kombi nei Balkani e maršrutka nei territori dell’ex Unione Sovietica, comprese Georgia e Armenia dove, come avrò modo di comprovare prossimamente, sono pìù scassati che altrove.
Per non ritrovarci senza posto, già ieri eravamo passati a comprare un biglietto: non alla stazione degli autobus ma all’ufficio della “compagnia” da cui partono i dolmuş.
Non è lontano dall’albergo, ci andiamo a piedi, anche per gustarci le ultime scene delle cittadine turche. Anziani e perdigiorno che giocano a carte e facendosi di tè.
Gli onnipresenti lustrascarpe.
I grossissimi cavoli prodotti in questa regione.
Vediamo una fila di dolmuş in attesa, tra cui il nostro. Moltissime persone aspettano già e ci si chiede come faremo ad entrare tutti con rispettivi bagagli.
Ci spediscono negli ultimi posti dietro, strettissimi che non ci si riesce neanche a muovere, per di più siamo inscatolati tra gli zaini.
Si parte. Tanto per cambiare, l’autista guida come un pazzo. Qualcuno di noi, che riusciva a scorgere la strada, si è cagato in mano per gli incidenti sfiorati per un soffio in varie occasioni.
Nella fila davanti due ventenni polacche raccontano che sono arrivate fino a qui in autostop, «con camionisti» precisano. Hanno avuto fortuna che finora non sia loro accaduto niente. Dicono che vanno in Azerbaigian perché «ha un nome simpatico» (sic). Rimane il problema del visto, estremamente complicato. Hanno mandato un email al ministero competente chiedendo di ottenerlo più facilmente. Auguri.
Una ragazzina nella prima fila, che per mancanza di spazio era rimasta schiacciata dietro la schiena di una parente, inizia a vomitare e una delle polacche ne subisce le conseguenze.
Da Posof non sapevamo bene cosa attenderci. L’idea era arrivare in qualche modo fino alla frontiera (in taxi? contrattando con l’autista del dolmuş?), attraversarla a piedi e cercare poi un altro mezzo dall’altra parte.
Appena arrivati nell’ultima cittadina turca quasi per caso scopro che sta per arrivare un autobus di linea, da Sivas-Erzincan-Erzurum diretto proprio a Tbilisi. Si paga 25 dollari a testa senza neanche uno straccio di biglietto e si sale.
Scopriamo poi che abbiamo avuto culo: il posto di frontiera è perso in mezzo al niente, senza neanche un negozietto per comprare una bottiglia d’acqua; anche dalla parte georgiana c’è il deserto. Saremmo probabilmente rimasti qui a lungo, anche perché sembra che non ci passi proprio nessuno.
Dopo aver ricevuto il timbro di uscita turco, io e Furio abbiamo una visione: due porticine e un pallone incustodito!
Così i poliziotti turchi ingannano le lunghe attese. Ovviamente ci siamo messi a fare “due tiri” come ai vecchi tempi.
Nella terra di nessuno si scorge un Duty Free completamente abbandonato e invaso dalle erbacce altissime.
Dall’altra parte, oltre alla bandiera georgiana troviamo inaspettatamente anche quella dell’Unione Europea, e così accadrà in tutti gli uffici pubblici di questo paese.
Qui i doganieri controllano i bagagli dei passeggeri uno per uno, soprattutto quelli delle signore della loro stessa nazionalità: tagliano i loro grossi sacchi neri di nylon, tipo spazzatura, pieni di mercanzie. Come faranno poi a rimetterci dentro le loro cose?
“… l’autista guida come un pazzo. Qualcuno di noi, che riusciva a scorgere la strada, si è cagato in mano per gli incidenti sfiorati per un soffio in varie occasioni.”
In quelle due ore ho creduto veramente di morire…
… e Furio che mi pigliava per il culo… a ripensarci mi piscio addosso dalle risate…