7 October 2024

Il talento di Pastore. L’Huracán (y el Loco Houseman)

Sabato 25 settembre 2010

Nella vittoriosa trasferta del Palermo contro la Juventus dell’altro giorno, il migliore in campo è stato il giovane talento argentino Javier Matías Pastore, che ha marcato una rete, ha preso un palo e fornito un assist. Il Presidente Zamparini si frega giustamente le mani, vedendo come il prezzo del suo pupillo aumenta a vista d’occhio.

[Qui alcune foto durante e dopo un allenamento della Selección al quale abbiamo assistito a Pretoria, durante i mondiali sudafricani].

Nato a Córdoba nel 1989, debuttò in Prima Divisione nel 2007 con il Talleres, club nel quale era cresciuto, per poi passare l’anno successivo all’Huracán.

Huracán

Si tratta di uno delle migliaia di club che gravitano nella Gran Buenos Aires e che rendono così futbolísticamente affascinante la megalopoli argentina. Narra la leggenda che i ragazzi che lo fondarono all’inizio del Novecento si ispirarono per il nome a una pubblicità presente in una libreria di quartiere. La massima rivalità è con il San Lorenzo de Almagro [si veda la storia di pochi giorni fa], il soprannome del club el Globo (“pallone aerostatico”, in onore dell’impresa di Jorge Newbery che, usando quel mezzo, nel 1909 arrivò fino al sud del Brasile), mentre i suoi tifosi sono conosciuti come Quemeros (sembra che agli albori vicino allo stadio si incenerisse l’immondizia: il luogo venne chiamato la Quema e i quemeros erano quelli che cercavano qualche oggetto di valore nella spazzatura).

Qualche anno fa ho conosciuto un argentino, poi divenuto un amico, che giocava come portiere nelle giovanili dell’Huracán. Non fece carriera, ma almeno ebbe una piccola soddisfazione: nato nel 1960, a 13 anni partecipò in un quadrangolare nella cui semifinale affrontò i celeberrimi Cebollitas dell’Argentinos Jrs (vi parteciparono anche River e All Boys): ebbene sì, il suo coetaneo Diego gli segnò tutte quattro le reti, l’ultima delle quali scartandolo due volte sulla linea di porta… (Stranamente questo torneo è – minimamente – citato nell’autobiografia Yo soy El Diego de la gente).

Tornando all’Huracán, il primo grande idolo del club fu Guillermo Stábile, El Filtrador, capocannoniere del primo Mondiale (Uruguay 1930, 8 reti in 4 partite). Il suo unico titolo argentino (Metropolitano) risale al 1973: era l’epoca magica dell’allenatore-filosofo César Luís Menotti [citato nello stesso pezzo], con giocatori di estrema classe quali Carlos Babington (attuale Presidente del club), Alfio Basile (poi allenatore, anche del Boca e della Selección), Miguel Brindisi (che formò una coppia letale con il giovanissimo Maradona nel Boca 81, ora allenatore del club).

Ma il più amato era sicuramente René Houseman (uno dei centinaia di Locos del calcio argentino), un “7” (proprio un’ala destra!) di estrema qualità tecnica che giocava con i calzettoni abbassati; fu autore del gol in Italia-Argentina 1-1 ai Mondiali 74 e Campione del Mondo quattro anni più tardi, con Menotti DT della nazionale. Questo un recente video-omaggio a cartoni animati al Loco Houseman:

Nel 1974 l’Huracán arrivò in semifinale di Libertadores e secondo nei Metropolitanos 1975 e 1976; allora era già entrato in squadra Osvaldo Ardiles (anch’egli Campione del Mondo: ne scriverò più avanti?).

Dopo la retrocessione (la prima nella sua storia) nel 1986, riemerse in Primera e con Héctor Cúper in panchina nel Clausura 94 arrivò secondo, sconfitto all’ultima partita dall’Independiente ad Avellaneda (confermando la fama di eterno secondo di Cúper, due volte finalista in Champions con il Valencia senza dimenticare quel 5 maggio all’“Olimpico” con l’Inter…).

Purtroppo non sarà un episodio isolato. Il tecnico Ángel Cappa (attualmente al River) credette nel Flaco (il “Magro”, così Pastore è chiamato per evidenti motivi). Mezzapunta o seconda punta di classe e tecnica, con ottima visione di gioco, dribbling (è un maniaco del tunnel) e tiro da fuori, Pastore divenne il faro di quella compagine protagonista di uno straordinario Clausura 2009, anch’esso perso incredibilmente nell’ultima partita decisiva a Liniers nello stadio del futuro campione, il Vélez, che prima degli ultimi novanta minuti aveva un punto in meno del Globo.

Fu la fine di quella giovane squadra: sei titolari furono venduti, tra i quali Pastore, acquistato da Zamparini con un grosso investimento (magari il suo corregionale Pozzo potrebbe ispirarsi).

Ha debuttato con la nazionale argentina al “Camp Nou” nell’amichevole dello scorso dicembre contro la selezione catalana, allenata da Johan Cruijff. Nonostante la poca esperienza, Maradona ha deciso di portarlo ai Mondiali in Sudafrica, manifestazione in cui ha disputato gli ultimi 13’ della terza partita del girone contro la Grecia.

Lo hanno paragonato a Kaká e a Zidane, ma lasciatelo essere solo Pastore. Se continuerà così diventerà sicuramente un crack. Zamparini ha rivelato che quest’estate ha rifiutato un’offerta di 25 milioni del Real Madrid, ma sarà difficile che la prossima stagione giochi ancora al “Barbera”.

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