19 April 2024

Verso Doğubayazıt e la visione dell’Ararat

Doğubayazıt, sabato 15 agosto

Monte Ararat da Dogubayazit 2

Dopo le località piene di turisti, di ragazzi occidentali con lo zaino e il treno in comodità, il viaggio vero e proprio inizia oggi.

Oltre all’albergo di ieri notte, il secondo problema a Kars è trovare una macchina da noleggiare anche se in teoria non doveva presentare alcuna difficoltà to find a car in Kars

Chiediamo in albergo e ci dicono che esiste un autonoleggio in centro chiamato “Sema”. Con quel nome troviamo solo un negozio di cellulari, ma effettivamente poco oltre c’è quello giusto.

Kars autonoleggio

Ci accordiamo su tutti i dettagli, ma solo alla fine, quando l’addetto chiama il suo responsabile, scopre che la macchina non è disponibile. Tutto da rifare. Con Andrea inganniamo l’attesa con il solito çay (tè)

Kars çay te per strada

proprio di fronte ad un signore che con una calma serafica sta rompendo l’asfalto seduto su uno sgabello.

Kars lavorando alacremente

Nel frattempo S. e Furio riescono nell’impresa di trovare una squinternatissima Hyundai “Accord”.

Hyundai Accord a Dogubayazit

Finalmente si può partire.

Sarà perché è sabato, ma Kars sembra molto più tranquilla di altri centri turchi.

Kars via del centro 4

È qui che il Premio Nobel turco Orhan Pamuk ha ambientato il suo romanzo Neve, descrivendola come una città grigia e freddissima. D’estate non è proprio così, ma ci troviamo a quasi 1800 metri e quando non ci si trova al sole l’aria pungente si fa sentire.

Kars via del centro 1

Kars ha l’aspetto di una città sovietica trasportata in altura, con la fortezza che la domina. Rimase in mano russa dal 1878 (guerra Turco-Russa) fino al 1918 (Prima Guerra Mondiale). Ma prima ancora fu armena, bizantina, turca, georgiana, mongola, ottomana.

Kars via del centro 2

In centro moltissimi negozi presentano i tipici prodotti della zona, soprattutto formaggi (peynir) e miele (bal).

Kars formaggio

Kars formaggio e miele 2

Tra le varie specialità, anche un formaggio sfilacciato, utile da portarsi in viaggio.

Kars formaggio sfilacciato

All’uscita dalla città si vedono molti nuovi blocchi di appartamenti multicolori.

Kars strada per Dogubayazit

La strada per Doğubayazıt, distante 240 km, è mozzafiato e presenta una serie infinita di emozioni.

strada per Dogubayazit tra Kars e Igdir 3

Varie attività fervono nei campi, sulla strada trattori dai carri debordanti di erba appena tagliata, mucche che brucano, stormi di uccelli che disegnano strane forme in cielo.

strada per Dogubayazit tra Kars e Igdir 2

strada per Dogubayazit tra Kars e Igdir 7

Appaiono le tende dai colori sgargianti degli accampamenti di nomadi con i bambini che sfrecciano nei prati su loro asinelli.

strada per Dogubayazit tra Kars e Igdir accampamenti 1

Poi il paesaggio si fa lunare, per l’altitudine non ci sono alberi, solo altipiani e montagne, qualche sasso qua e là, improbabili pastori con le loro greggi.

strada per Dogubayazit tra Kars e Igdir 8

strada per Dogubayazit tra Kars e Igdir 5

Colori cangianti, con varie striature di pietra rossa alternati al verde.

strada per Dogubayazit tra Kars e Igdir 4

Si passa vicinissimi alla frontiera con l’Armenia, chiusa dalla Turchia dall’aprile 1993 come protesta per la guerra che gli armeni stavano conducendo in Nagorno Karabakh, enclave a maggioranza armena in territorio azero, di cui parlerò più avanti. Fino ad allora si poteva andare in treno fino in Armenia.

garritte confine turchia armenia tra Kars e Igdir 1

Appaiono le garritte militari da entrambe le parti e poi il confine si riduce ad un fiumiciattolo.

garritte confine turchia armenia tra Kars e Igdir 2

Negli ultimi mesi si è verificata un’inaspettata distensione tra i due paesi, nemici giurati fin dai tempi del genocidio armeno (1915) non riconosciuto dai turchi. Per uno scherzo del destino Armenia e Turchia erano finite nello stesso girone di qualificazione ai mondiali sudafricani di calcio: con questa scusa nell’ottobre 2008 per la prima volta un Primo Ministro turco ha visitato l’Armenia, dando il via all’iniziativa diplomatica. La visita è stata poi restituita in occasione del ritorno, il 14 ottobre 2009. Pochi giorni prima, sabato 10, nonostante dei problemi dell’ultim’ora e l’altissima tensione in sala, i due paesi hanno firmato un accordo di normalizzazione delle relazioni, che dovrebbe portare in tempi brevi anche alla riapertura della frontiera. Non è stato sicuramente un passo facile, vista anche l’opposizione interna (soprattutto dei nazionalisti turchi e della diaspora armena): i prossimi saranno altrettanto complicati, ma si tratta di un momento storico. Uno dei nodi più difficili da sciogliere, la questione del genocidio è stata per il momento messa da parte: si formerà una commissione mista per esaminare i fatti. Se la speranza degli occidentali è mettere in moto un processo più ampio per risolvere anche il problema del Karabakh, l’Azerbaigian, paese musulmano (anche se sciita), almeno a parole non l’ha presa molto bene vedendo quest’accordo come un tradimento del suo alleato turco.

Sulle nude colline circostanti campeggiano scritte giganti realizzate con dei sassi ed inneggianti alla patria turca.

scritte inneggianti alla patria turca tra Kars e Dogubayazit

La presenza militare è impressionante e largamente attesa. Questa zona è sempre stata altamente militarizzata e venne aperta al turismo solo nel 2001. Solo sulla via del ritorno ci hanno fermato, in un paio di posti di blocco militari fissi dove la nostra macchina è stata perquisita.

Niente di che rispetto ad esperienze passate con polizia e militari turchi a varie latitudini: nel 2003 venni arrestato (per qualche ora) nella Repubblica Turca di Cipro Nord e ci mancò poco che accadesse lo stesso nel 2000 a Diyarbakır, la città più importante del Kurdistan turco.

Igdir una strada del centro

Fino ad Iğdır, la prima città sul cammino, la strada non è così male, in alcuni tratti anche a quattro corsie. Poi però cambia di colpo: pessima in molti tratti con la polvere che ci penetra dalla ruota dentro la macchina, sassi e buche dappertutto, sembra un’autostrada ma non asfaltata.

strada Kars Dogubayazit dopo Igdir 5

In alcuni pezzi che stanno asfaltando dei regalini si accumulano sopra la ruota.

strada Kars Dogubayazit dopo Igdir 2

regalini sulla Hyundai Accord

La Hyundai, con i suoi 200mila km alle spalle, è pessima. Già bassissima, ad ogni buca o dosso tocchiamo il fondo per il nostro peso. Ha anche un fastidiosissimo bip bip dal quale non riusciamo a liberarci e che penetra continuamente nel cervello. Speriamo di riuscire a completare il giro di due giorni senza grossi problemi, ovvero senza rimanere a piedi. Non oso immaginare in che condizioni la restituiremo.

 

Tra vari tornanti ci si alza sempre di più. Poi la visione lungamente attesa. Il monte Ararat (Ağri Daği in turco) con i suoi 5137 metri è la cima più alta della Turchia, con a fianco il Piccolo Ararat, 3896 metri.

Monte Ararat tra Kars e Dogubayazit 4

È la montagna sacra agli Armeni, che ora però devono accontentarsi di vederlo dall’altra parte del confine, distante soli 32 km: la sua immagine è presente in tutte le case armene, anche e soprattutto quelle della diaspora. Secondo la tradizione, proprio su questa montagna sarebbe rimasta l’Arca di Noè dopo il Diluvio Universale.

Monte Ararat sulla strada Kars Dogubayazit dopo Igdir

La visibilità non è delle migliori, con una fastidiosa foschia generalizzata. All’inizio presenta anche un cappello di nuvole, ma poi girandoci intorno si presenta in tutta la sua maestosità.

Monte Ararat da Dogubayazit 1

In teoria si può ascendere l’Ararat, ma sono necessari dei permessi rilasciati dal governo, di solito emessi in tempi lunghissimi. Sembra sia possibile ottenerli anche attraverso alcune agenzie locali in un paio di giorni a costi esorbitanti.

Non lontana anche la frontiera con l’Azerbaigian, ovvero con il Naxçıvan (Nakhicevan), l’ennesimo scherzo del destino geopolitico nel Caucaso. Questa regione autonoma con parlamento proprio e circa 400mila abitanti è un’exclave dell’Azerbaigian, cioè una regione geograficamente separata dal resto del paese (in mezzo c’è l’Armenia). Visto lo stato di guerra tra i due stati, è collegata alla sua capitale Bakı solo con una linea aerea. Ovviamente anche in Naxçıvan all’inizio degli anni Novanta ci furono problemi nell’ambito del conflitto in Nagorno Karabakh. Non riuscendoci in questo momento, spero di poterci andare nel mio prossimo viaggio caucasico.

Dogubayazit via del centro 1

Arriviamo a Doğubayazıt, una città di frontiera con circa 35mila abitanti che vive sul turismo e sul passaggio di persone di vari paesi.

Dogubayazit via del centro 3

Dogubayazit via del centro 5

Dogubayazit via del centro 2

Come sempre in strada si vende qualsiasi cosa e fervono varie attività mentre le case da tè sono piene.

Dogubayazit via del centro 4

Dogubayazit via del centro 6

Dogubayazit via del centro 8

L’albergo in cui alloggiamo si chiama “Hotel Tahran”, «per i moltissimi iraniani che passavano da queste parti durante il conflitto con l’Iraq», racconta Hakan, il ragazzo che lo gestisce e che ci lavora da una ventina d’anni (lo aveva costruito il padre).

Dogubayazit Hotel Tahran 1

Ancora oggi il traffico con l’Iran, distante meno di 40 km, è costante, anche perché non servono visti né ai turchi per passare di là, né agli iraniani di qua.

Dogubayazit Hotel Tahran 2

Per gli occidentali invece è estremamente complicato. Secondo Hakan però al consolato iraniano di Erzurum è semplice e se sai intortare bene i funzionari puoi riuscire ad avere il visto anche in un giorno. Ma il miglior consolato sarebbe quello di Trabzon (Trebisonda), dove va pochissima gente e, secondo lui, te lo rilasciano in un’ora (!).

Dogubayazit scritte inneggianti alla Turchia 1

Riappaiono le scritte turche sulle colline.

Dogubayazit scritte inneggianti alla Turchia 3

In città l’ennesima caserma deposito, con decine di carri armati ed altri mezzi militari

Dogubayazit caserma con carri armati turchi

e l’ennesima torre di avvistamento.

Dogubayazit torre militare turca

Tutta la regione è altamente presidiata: dicono che solo intorno a Doğubayazıt siano presenti 15mila militari ed un migliaio di poliziotti, che ruotano in turni di alcuni mesi. Ma non si tratta solo di presidiare il confine: «Qui la quasi totalità degli abitanti è curdo» fa ancora notare Hakan. «Per questo motivo, se abbiamo problemi o dispute non andiamo certo alla polizia, ma cerchiamo invece di risolverli tra di noi». In giro non si vede nessuna indicazione in curdo.

Dogubayazit ristorante curdo 1

Pranziamo per caso nel ristorante “Yöresel Yemek Evi”, parte di una cooperativa che aiuta le donne curde i cui mariti sono in prigione e gestito direttamente da loro.

Dogubayazit ristorante curdo 3

Si mangia molto bene e un ragazzino che parla un buon inglese ci spiega che così si aiutano anche le donne curde.

Dogubayazit ristorante curdo 4

Scherzando, diciamo che se ogni qualvolta ci sediamo a mangiare aiutassimo qualcuno potremmo essere menzionati per il Premio Nobel.

Dogubayazit ristorante curdo 2

Comments

  1. da circa un’ora mi sto perdendo nel tuo sito.. divertente e puntuale nelle informazioni, corredato da foto meravigliose!
    Impossibile scegliere il post più bello perciò ti scrivo da qui (che è sicuram uno dei più belli) perché è il primo in cui sono incappata digitando su google “frontiera turchia armenia”
    Io e il mio ragazzo stiamo pensando di andare a settembre da quelle parti.. Ani, Kars e tutti quei luoghi che hai ben documentato negli altri post.
    Penso che dovrò tornare spesso qui.. ci sono troppe cose interessanti 😉

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