Joburg, mercoledì 16 giugno
Dopo otto giorni a Johannesburg, domani parto verso Port Elizabeth. Finora è andato tutto bene. L’entusiasmo della popolazione è alle stelle, l’ambiente bellissimo, tutti ti aiutano e vogliono partecipare alla festa.
Incubo vuvuzela a parte, finora ci sono stati solo due problemi (e mezzo).
Il primo è il freddo. Come diceva Mauro in trasmissione, quando hanno assegnato i mondiali al Sudafrica non hanno pensato che in questo periodo sarebbe stato inverno. I Mondiali bisogna farli d’estate!
Diciamo tuttavia che rispetto alle immagini viste durante la partita dell’Italia a Cape Town, almeno qui a Joburg non ha mai piovuto, anzi si è sempre visto un (pallido) sole.
Quello più grave sono i trasporti a Joburg. Tutti concordano che fanno semplicemente pietà non esistono cagare.
Come spiegavano l’altra sera i due scozzesi qui trapiantati, la divisione è più o meno così: i bianchi guidano i propri mezzi ed i neri usano i trasporti pubblici. In quello che è considerato il centro di questa sterminata città (4 milioni che salgono a 7 con la zona metropolitana) i bianchi non ci vivono più. Quando fa buio e chiudono i negozi (tipo alle 19) c’è pochissima gente in giro e questa vasta zona diventa non molto raccomandabile. Mi ci sono trovato in mezzo un paio di volte e non tira una bella aria, ero probabilmente l’unico viso pallido, anche se alcuni neri mi hanno gentilmente aiutato e consigliato di andarmene al più presto.
I bianchi dunque vivono ed escono nei loro quartieri. Stasera per arrivare in macchina alla Mandela Square abbiamo sbagliato strada e siamo finiti in uno di quei quartieri completamente sorvegliati, con il filo spinato e luci, con ville all’interno a perdita d’occhio per vari chilometri.
I veri e propri autobus sono stati introdotti solamente da poco a Joburg, ma se devo dire la verità non ho ancora capito come funzionano. Quando ho chiesto all’ufficio di informazioni turistiche una cartina con le linee nessuno mi ha mai saputo dare risposte.
I treni, a parte quelli in cui si va e si torna dalle partite, non sono raccomandabili per i bianchi.
Poi ci sono i minibus, qui chiamati anche taxi. È lo stesso sistema delle maršrutke nei paesi sovietici [si veda Carnia-Caucaso]. Sono dei kombi bianchi che sfrecciano in città, ma qui il problema è che nessuno ha un numero o una scritta che ne identifichi la linea o il percorso. Fortuna vuole che proprio sotto casa passa la linea che porta a Newtown e all’adiacente Park Station (da cui si prendono treni e bus); ma per andare oltre sarebbe un problema. Se si vuole che si fermi bisogna mostrare l’indice verso l’alto, poi io che non so devo sempre chiedere la destinazione. Dentro non c’ho mai visto nessun bianco.
Costano solo R7 (stranamente aumentano a R9 a Pretoria). Nessuna info ovviamente su linee ed altro. Dopo le 20-21 non ci sono più, o almeno non si fermano (almeno a me).
Per tornare dopo una certa ora (tipo le 20!) rimangono dunque solo i taxi veri e propri, qui chiamati Meter Taxi, ovvero a tassimetro, anche se nessuno lo usa, bisogna contrattare prima di salire. Anche in questo caso tutti i tassisti che ho incontrato sono neri, e normalmente tutti (non perché siano neri, ma perché sono tassisti) cercano di fregarti sul prezzo. In questi giorni mondiali in cui ci sono così tanti polli da spennare in giro neanche parlare. Stasera dopo la partita che abbiamo visto a Sandton stavo cercando disperatamente un taxi a prezzi non indecenti per riportarmi a casa nella lontanissima Westdene, uno mi ha addirittura chiesto R400!!! Difficile scendere sotto i R200, alla fine spunto un R150 che non è proprio il massimo ma viste le condizioni. Vabbè, molti noleggiano una macchina…
Il mezzo problema è appunto che c’è molta gente che marcia sui prezzi. È un mezzo problema, nel senso che si può mangiare e bere anche a cifre non gonfiate, mentre per gli alloggi le stanze o i letti hanno duplicato o triplicato il loro valore (si veda Alloggi).
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