11 December 2024

Il Barça butta alle ortiche anche l’accesso alla finale di Champions. Fine di un ciclo?

Mercoledì 25 aprile 2012

Probabilmente i giocatori e molti tifosi del Barça hanno dormito sonni agitati ieri notte. In sei giorni la squadra più meravigliosa del mondo ha sbattuto violentemente contro la dura realtà, lasciando la Liga in mano al Madrid e venendo eliminata da un Chelsea che tra andata e ritorno ha tirato cinque volte in porta (realizzando tre reti).

Il rammarico è grandissimo. Tutto il Barça deve certamente recitare il mea culpa per aver buttato alle ortiche una finale che doveva fare propria, anche perché i periodi di bonanza come questi non durano così a lungo ed è necessario approfittarne al massimo. La squadra dei sogni, la migliore del mondo e forse della storia, ha sbattuto contro un muro blu che non è stata capace di perforare a sufficienza. In due incontri non sono valse 47 occasioni (di cui 4 pali) contro le 5 degli inglesi (che però sono andati a segno tre volte), giocare in superiorità numerica per quasi un’ora, avere a disposizione un rigore per chiudere il discorso, 81% di possesso palla contro il 19%. Oltre alla poca lucidità di molti suoi uomini, il Barça paga carissime due colossali disattenzioni della difesa accadute nel recupero del primo tempo, sia all’andata che al ritorno.

Nell’(amara) birra del post partita un amico raccontava di aver rivissuto in qualche modo i fantasmi della semifinale del 2010, con un autobus messo davanti alla porta in attesa del miracolo e i vani tentativi per aggirarlo. Ma ovviamente non è possibile comparare l’Inter di Mourinho con questo Chelsea rabberciato, con Di Matteo in panchina chiamato a sostituire Vilas Boas a metà stagione,

Paradossalmente, anche nel 2008 il Chelsea raggiunse la finale dopo aver cambiato l’allenatore in corsa (Avram Grant, ora assurdamente al Partizan, per Mourinho) anche se perse poi ai rigori l’ultimo atto “inglese” contro lo United.

Disastro

La squadra era chiamata a una reazione dopo la grossissima delusione di sabato scorso contro il Madrid. Ma tre giorni prima il Barça non si era proprio visto. Ieri sera invece sembrava che la paura di non farcela e i timori della vigilia fossero stati superati, come una volta, come sempre.

Guardiola aveva messo in campo l’11 di gala, con l’eccezione di una sorpresa (una guardiolata la chiamano qui), lasciando (giustamente) in panchina Alves che nelle ultime settimane non aveva convinto (eufemismo) e inserendo l’altro giovanissimo estremo Isaac Cuenca (dopo aver creduto in Tello sabato). Per il resto confermate le attese con il rientro di Piqué (in una difesa a tre, insieme a Mascherano e Puyol), Cesc (più o meno a centrocampo con Busquets, Xavi e Iniesta) e Alexis (in attacco con Cuenca e Messi, anche se l’argentino partiva da molto più dietro).

Il Chelsea da parte sua badava evidentemente a difendere l’1-0 dell’andata con la speranza di innescare il contropiede del pericolosissimo Didier Drogba, ispirato come sempre.

Difficile perforare il muro alzato da Di Matteo ma i blaugrana sembravano ispirati e iniziavano a macinare gioco. Già all’inizio un’occasione di Messi che con il destro sparava fuori sembrava far presagire che sarebbe stata solo una questione di tempo. Xavi giostrava, Iniesta inventava, il “nostro” Niño era attivissimo in attacco. Già al 26’ Piqué doveva uscire per uno scontro con Valdés in uscita, ma dopo varie insistenze arrivava la bellissima rete di Busquets (la prima della stagione), trovato solo in area da un assist di Cuenca al 35’. Solo due minuti dopo Terry si faceva espellere per una ginocchiata a Sánchez e al 43’ Iniesta infilava Čech nell’angolino dopo un assist di Messi.

Sembrava ormai fatta ma, come già all’andata, nel recupero arrivava il gol del Chelsea, con Ramires che inspiegabilmente solo davanti a Valdés lo fulminava con uno strepitoso pallonetto. Concessioni inconcepibili.

In realtà mancava ancora tutto il secondo tempo per marcare una rete, ma questo Barça è naufragato miseramente. Nei secondi 45 minuti la squadra ha ruminato calcio, girando il pallone da un lato all’altro dell’attacco, senza tirare da fuori e cercando un buco che non c’era, un impossibile triangolo tra le maglie strettissime del Chelsea. Sánchez era abbandonato a sé stesso al centro dell’attacco senza quasi toccare palla. Al 67’ Guardiola ha cambiato Cuenca ma invece di inserire Pedro come molti si attendevano ha fatto entrare Tello. L’occasione più ghiotta è arrivata sul sinistro di Messi, anche ieri irriconoscibile. Proprio Leo che tante volte aveva trascinato la squadra, che aveva operato il miracolo, ancora capocannoniere di Champions con 14 reti (oltre a 41 in campionato), Messi che i tifosi culé non finiranno mai di ringraziare per tutte le gioie e i trofei che ha regalato loro, ha sbagliato un rigore sparando il pallone sulla traversa.

Il Barça non riusciva a riprendersi e la pressione del tempo si faceva sempre forte. Un altro tiro di Messi da fuori (forse la seconda azione all’altezza della fama dell’argentino ieri sera) ha preso in pieno il palo, come era successo all’andata con il palo di Pedro all’ultimo minuto. A parte questo il Barça non riusciva a penetrare, quasi fosse vittima di un maleficio.

Non c’era più tempo. Anzi, ormai nel recupero del secondo tempo sopraggiungeva l’ulteriore beffa con il 2-2 di Fernando Torres appena entrato al posto di Drogba.

Come si sa il calcio offre spesso delle rivincite e il Chelsea si è preso la sua, e con gli interessi, dell’Iniestazo del 2009. Ora probabilmente i blues saranno una vittima sacrificale nella finale del 19 maggio a Monaco di Baviera; è difficile che i miracoli avvengano due volte consecutive, anche considerando che saranno squalificati addirittura Terry, Ramires, Ivanović e Meireles.

L’unica nota positiva, la tifoseria blaugrana considerata tra le più fredde e di quelle che al primo errore o alla prima sconfitta criticava i propri beniamini, ha stavolta reso omaggio alla sua squadra: faceva tenerezza sentire negli ultimi minuti tutto il “Camp Nou” cantare con il Barça eliminato in questo modo. Sicuramente qualcosa di diverso rispetto al passato: ne è rimasto piacevolmente sorpreso anche un amico che mi ha accompagnato sugli spalti e che non veniva allo stadio da vent’anni.

A Madrid intanto si fregano le mani. Neanche il più acceso sostenitore avrebbe potuto pensare a un finale di stagione del genere: vincere de facto la Liga al “Camp Nou” e vedere l’acerrimo rivale piegato tre giorni dopo, sempre in casa. E stasera i blancos al “Bernabéu” proveranno a ribaltare il 2-1 sfavorevole dell’andata per conquistare la Décima, mentre Mourinho rischia di divenire l’unico allenatore a vincere tre Champions con tre squadre diverse. Ma se la finale più attesa era l’ennesimo Barça-Madrid, ora esiste anche la possibilità che si trasformi in un Bayern-Chelsea…

Intanto al Barça costerà molto recuperarsi da questi tre giorni tremendi. Che conseguenze avranno? Per prima cosa Guardiola dovrà finalmente decidere se la prossima stagione si fermerà o meno, e pianificare il mercato (e non solo) di conseguenza. Poi, tra quattro lunghissime settimane (il 25 maggio) di partite inutili, si disputerà una dolorosa finale di Copa del Rey, al “Calderón” di Madrid contro l’Athletic Bilbao.

Si è rotto l’incanto? Si tratta della fine di un ciclo? È presto per dirlo, ma gran parte degli uomini (a parte Xavi e Puyol) sono ancora molto giovani e con un futuro davanti (Messi non ha ancora compiuto 25 anni) e la cantera continua a produrre giocatori a ripetizione. Dipenderà dal futuro di Guardiola? Siamo sicuri che Pep lascerà dopo una sconfitta? Troverà le motivazioni giuste che finora non lo hanno evidentemente spinto a firmare? E se non accadrà, chi verrà al suo posto sarà in grado di continuare un’opera del genere?

Il fotoracconto

Oltre ai bar in cui si trasmette la partita, anche nelle offerte dei supermercati della città entra la Champions.

Andando allo stadio in metro, per fare un dispetto i tifosi del Chelsea inneggiano al “loro” José Mourinho.

Quali imprevisti sulla strada per Monaco di Baviera?

Stavolta anch’io sono qui, (più o meno) vicino a quelli di Al Jazeera.

Nei dintorni del “Camp Nou” si sente la tensione.

La “nostra” porta,

e l’entrata, qualche piano più su.

Oggi almeno sembra che non pioverà.

I capitani Xavi e Puyol si scaldano,

e anche Piqué che oggi torna ad essere titolare.

Intanto i tifosi del Chelsea cantano.

È ora di fare pinya.

Migliaia di bandierine catalane e niente mosaico, ma anche stasera il “Camp Nou” è fantastico, con 95.845 spettatori,

e con Collserola che ci guarda.

Entrano le squadre e suona l’inno della Champions.

A sorpresa in campo Cuenca.

L’ex Niño Sánchez sembra ispirato.

Prima occasione di Messi, ma il suo destro va sull’esterno della rete.

I due tecnici, Di Matteo e Guardiola.

Spunta la luna.

Al 26’ deve uscire Piqué, al suo posto Alves.

Messi cerca di spingere la squadra.

Al 35’ finalmente il gol, di Busquets: qui Cuenca gli offre il traversone a da appoggiare in rete,

con la gioia conseguente.

Due minuti dopo Terry colpisce Sánchez,

e viene espulso.

Al 43’ Iniesta infila Čech,

tutto sembra andare per il meglio.

Ma il maleficio è in agguato, il Chelsea accorcia in contropiede,

per la gioia dei suoi tifosi.

Tutto da rifare. Inizia la ripresa e già al 49’ rigore per atterramento di Cesc.

Messi è l’incaricato,

ma stampa il pallone sulla traversa.

Drogba intanto trascina i suoi.

Al 67’ Tello entra per Cuenca.

Ma ormai il Barça non riesce a penetrare nella difesa del Chelsea. Nel recupero è l’altro Niño, Fernando Torres appena entrato, a infilare Valdés con un contropiede iniziato nella propria metà campo.

Dramma sugli spalti.

La partita finisce,

il Chelsea è in finale,

e il Barça piange.

 

 

 

Comments

  1. Il Chelsea ha avuto un culo colossale, ma il destino gli ha ridato ciò che gli era stato tolto nel 2009…
    Comunque tutti i vari giornali sono a fare i confronti con la semifinale del 2010, con la sola differenza che 2 anni a fa a Milano il Barca era stato macinato e al ritorno l’Inter, pur facendo un catenaccio che neanche Rocco si sarebbe sognato, non concesse più di 3-4 palle gol in tutta la partita.

    Comunque quest’anno il Barca forse ha pagato l’effetto pancia piena e i deliri tattici di Guardiola che forse ha voluto strafare tentando di rendere ancora più offensiva questa squadra giocando tante partite senza difensori e rinunciando completamente (anche in certe circostanze) ad avere una punta centrale in attacco.

    Comunque il Barca mi sembra abbia vinto già tre trofei e potrebbe anche vincere una coppa del rè, magari la mia squadra facesse ogni anno campionati così fallimentari arrivando ogni anno tra le prime 4 in Europa…

  2. chissa’ che delusione anche per il cugino carnico di iniesta

  3. Io, da uomo di fede, ho notato che il barcellona non tira mai dal limite. Ieri, col Chelsea asseragliato ed in 10, ne aveva di possibilità ogni 2-3 minuti. Capisco che il suo gioco è fatto di passaggi continui ed insistenti, una sorta di tessitura continua per arrivare fin sottoporta, ma sarà mai possibile che oltre all’assenza di una punta centrale non abbiano un singolo giocatore che calci dai 16-20 metri? Non dico un Dirceu della situazione, ma ogni tanto ci vorrebbe almeno quello che fu anni fa Deco, ricordate? Ieri sera con qualche tiro dal limite ne usciva un rimpallo, una ribattuta, una deviazione e magari usciva la situazione decisiva. Mah…sarò antiquato, non lo so. Cosa mi dite voi giovani un pò più avezzi con le tattiche moderne? Grazie. P.R.

    • eh gia’, uno dei limiti della squadra sicuramente, e non e’ la prima volta che capita.
      l’unico che ci ha provato da fuori e’ mascherano, anche se xavi ogni tanto ci ha preso da lontano.
      mah.
      a

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