18 March 2024

Calama, capitale dell’industria mineraria, il Cobreloa e l’impressionante Chuquicamata

Domenica 1 aprile 2012

Calama è un luogo che non lascia indifferenti. È una delle città più brutte e asettiche del paese, ma al contempo qui gli stipendi sono tra i più alti perché nelle sue vicinanze sorge Chuquicamata, la più grande miniera di rame al mondo che pompa straordinarie quantità di denaro nell’economia cilena.

Parto da Tocopilla che non è ancora giorno.

Il bus si dirige verso l’interno completamente desertico, si attraversano nuovamente dei binari del treno.

Sarà la linea che unisce Antofagasta alla Bolivia?

Al contempo si sale anche di quota, Calama si trova a 2200 metri e ha 150mila abitanti. Il monumento più famoso è probabilmente il minatore (chi altro?) che sorveglia con cipiglio i passanti sul paseo pedonale Ramírez.

Poco oltre un’altra composizione ritrae la fauna del deserto.

Il rame entra anche nei manifesti di protesta, in questo caso per l’acqua.

Un grande mural ritrae Pablo Neruda e Salvador Allende, due personaggi che hanno sicuramente influenzato la vita della regione.

Neanche a dirlo, reminescenze croate anche qui,

fin dall’inizio del XX secolo.

Il Cobreloa (e ancora Alexis)

Anche qui appare Alexis in versione pubblicitaria.

La squadra di Calama si chiama Cobreloa, da cobre (rame) e El Loa (come il fiume che attraversa la città e che da il nome alla provincia). Venne fondato solo nel 1977 come estensione della CODELCO (la Corporazione Nazionale del Rame che gestisce Chuquicamata), ma tra il 1980 e il 1992 si aggiudicò ben cinque titoli nazionali.

Rappresentò la prima fermata del giovane Alexis che 16enne esordì proprio con la prima squadra del Cobreloa. Un tassista con cui parlo è tifoso degli arancioni e conferma che proprio qui Alexis venne battezzato con il soprannome Niño Maravilla, in una delle sue prime partite quando entrò dalla panchina e le sorti dell’incontro cambiarono.

Dopo un campionato straordinario il giovanissimo Sánchez fu notato dagli osservatori dell’Udinese che nel 2006 lo acquistò dal Cobreloa, sembra per tre milioni di dollari. I Pozzo furono intelligenti e lo lasciarono in prestito prima al Colo Colo (con cui vinse un Clausura e un Apertura) e poi al River Plate (un altro Clausura). Arrivò quindi a Udine nell’estate del 2008.

Mi reco in visita all’“Estadio Municipal” del Cobreloa e anche questo mi sorprende non poco.

Costruito nel 1952, ha una capienza di soli 13mila spettatori,

con una curva miserrima.

La tribuna principale,

che sembra costruita con tubi Innocenti,

e rivestita di legno.

Da notare i posti dipinti di bianco che stanno a indicare quelli riservati agli abbonati…

Stavo pensando all’assurdità di dover disputare qui la finale di ritorno della Libertadores 1981 (solo quattro anni dopo la sua fondazione) contro il Flamengo di Zico. In effetti dopo il 2-1 per i rubro-negros al “Maracanã” (con doppietta del Galinho),

il ritorno si giocò all’“Estadio Nacional” di Santiago. Vincendo per 1-0 con una rete di Merello all’84’ il Cobreloa costrinse il Flamengo ad andare allo spareggio (le reti in trasferta non valevano doppio).

La terza e decisiva partita si svolse al “Centenario” di Montevideo e prevalsero i brasiliani per 2-0 con un’altra doppietta di Zico.

Quell’anno il Flamengo vinse anche l’Intercontinentale a Tokyo, con un sonante 3-0 al grande Liverpool di quegli anni.

Nell’anno successivo il Cobreloa riuscì a raggiungere nuovamente la finale, ma perse stavolta dal Peñarol di Montevideo. Un’improbabile foto di quella squadra,

si può vedere nella sede sociale del club, in centro a Calama, che funge anche da negozio di magliette ed esposizione dei trofei.

È interessante osservare che sia il Cobreloa che lo Šakhtar Done’ck, una altra squadra di un’importante regione mineraria del mondo (il Donbass in Ukraina) hanno l’arancione come colore sociale.

Chuquicamata, la più grande al mondo

Chuquicamata, a una manciata di chilometri da Calama, è la più grande miniera di rame a cielo aperto al mondo.

È possibile visitarla gratuitamente, basta mettersi in lista presso la CODELCO, la società statale che la gestisce. Per fortuna hanno accettato la mia domanda in tempi rapidi; salgo sul pullman dove ci attende una guida evidentemente vestita di arancione.

Si parte per coprire la quindicina di chilometri che ci separano dalla miniera.

Situata a 2800 metri di altitudine Chuqui, come è confidenzialmente nota, è attiva dal 1915 quando i diritti furono acquisiti senza problemi dai fratelli Guggenheim (statunitensi di origine ebraica, i cui discendenti crearono diversi musei…).

Nel 1971 venne nazionalizzata dal Governo Allende ed è interessante notare che Augusto Pinochet nella sua estrema crociata liberista si guardò bene dal privatizzarla, conoscendo evidentemente i benefici che lo stato cileno ne avrebbe ricavato. Sembra invece che ora il Presidente conservatore Sebastián Piñera vorrebbe venderla almeno in parte. Mah.

Negli anni Novanta poco a nord di Chuqui venne aperta anche un’altra miniera, la Radomiro Tomić dedicata a un politico democristiano di evidenti origini croate.

Poco lontano dal grande cratere in perenne escavazione sorge un grande villaggio ormai fantasma, in cui vivevano circa 25mila tra operai, minatori e le loro famiglie.

Era un campamento simile a una piccola città con tutto quello che serviva alla popolazione, ma poi tutti vennero trasferiti a Calama dove vennero costruiti alcuni quartieri con questo scopo; gli ultimi se ne andarono nel 2008.

Peccato che qui la visita sia troppo rapida: non viene permesso esplorare nessuna struttura di un luogo così interessante, sembra ora un set abbandonato di un film girato molti anni fa.

Ci trasferiamo all’interno della miniera.

Chuquicamata (insieme alla Mina Sur e alla Radomiro Tomić con la quale in breve sarà tutt’uno) presenta dei numeri impressionanti.

Vi lavorano 18mila persone, 24 su 24, che estraggono 1500 tonnellate di rame al giorno (!) di cui il 45% viene esportato in Asia (il 22% alla Cina). Le stime indicano che se ne potrà estrarre ancora per i prossimi 50 anni. Si capisce che con il prezzo del rame alle stelle questa voce funga da traino all’intera economia cilena.

In realtà sembra che la produzione della Escondida (a Sudest di Antofagasta) sia ancor più alta, ma le dimensioni di Chuqui rappresentano l’estensione più grande al mondo: l’immensa ellisse è lunga 5 km, larga 4 km e profonda 1 km.

Vi vengono estratti anche interessanti quantitativi di molibdeno. Questo formicaio postmoderno è solcato da un centinaio di giganteschi camion,

che lentamente trasportano tonnellate di materiale dall’abisso fino all’uscita del cratere,

dove sorgono le attrezzature per processarlo.

Rientrando verso Calama siamo ancora sconvolti da cotanto spettacolo.

Nella prossima tappa le straordinarie attrazioni naturali nei dintorni di San Pedro de Atacama.

 

 

 

Comments

  1. Germano says

    Ciao Alessandro…con San Pedro ormai credo siamo agli sgoggioli…valle della luna, valle della morte, Gaiser del taitoo e laguna miscanti e minique…assolutamente da non perdere mi raccomando..!!
    A San Pedro da qualche parte c’è anche un signore della Toscana che, partito 15-16 anni fa per un viaggio di tre settimane e’ ancora li…prova a cercarlo, guida un pulmino di una agenzia che organizza escursioni …
    Buona continuazione !!

  2. la foto del cobreloa ’82 è spettacolare!! ; )

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