19 March 2024

Neanche stavolta lo Sheriff ce la fa. La squadra della Transdnistria

Giovedì 26 agosto 2010

Mai nei vari tentativi di accedere alla Champions la squadra dello Sheriff di Tiraspol’ sembrava avere così grandi possibilità come questa volta. Dopo aver perso contro il Basel (Basilea) in Svizzera per 1-0, i giallo neri nutrivano molte speranze di ribaltare il risultato a Tiraspol’. Invece neanche stavolta ce l’hanno fatta, perdendo martedì 0-3 con tre reti negli ultimi 16 minuti.

Lo Sheriff non è un club qualsiasi.

LA “REPUBBLICA DELLO SHERIFF”

TIRASPOL’ (Transdnistria, Moldova) – L’8 settembre 2004 la nazionale italiana di calcio disputò in Moldova un incontro valevole per le qualificazioni ai mondiali tedeschi. La partita si giocò nella capitale Chişinău, nel vetusto “Stadionul Republican” che cadeva letteralmente a pezzi.

Di fronte alla solita accusa di essere miliardari viziati, Buffon e compagni facevano buon viso a cattivo gioco, spiegando che non avevano problemi a farsi la doccia in albergo (le condizioni dei servizi igienici moldavi sono proverbiali). Anche il terreno di gioco era gibboso e presentava notevoli irregolarità. Per fortuna le preziose gambe dei nostri eroi ne uscirono indenni.

Dal 2002 la nazionale moldava gioca normalmente i suoi incontri interni nel nuovissimo e scintillante stadio dello Sheriff di Tiraspol’; è accaduto anche contro importanti rappresentative europee come Austria ed Olanda. Ma proprio in quell’estate del 2004 la tensione era improvvisamente cresciuta e, per motivi di sicurezza, la sede della partita con gli azzurri venne cambiata solo pochissimi giorni prima dell’incontro.

Lo Sheriff Football Club nacque nel 1997 e ottenne immediatamente l’iscrizione al campionato moldavo: da allora ha conquistato sette coppe nazionali e gli ultimi dieci scudetti consecutivi.

Non ci sarebbe niente di strano in tutto questo se Tiraspol’ non fosse la capitale della Transdnistria, una repubblica secessionista su cui il governo moldavo non ha nessun tipo di controllo da quasi vent’anni.

L’eredità sovietica

La Moldova è una delle 15 repubbliche divenute indipendenti nel 1991, alla caduta dell’Impero Sovietico. Il paese, a quella epoca con una popolazione di 4,3 milioni, è considerato tra i più poveri d’Europa. Si stima che da allora siano emigrati circa un milione di moldavi, molti di essi clandestinamente. Le poche cronache che appaiono sui giornali occidentali riguardo questo paese riferiscono quasi esclusivamente storie di prostituzione e di organi venduti per un pugno di dollari.

Il territorio della Moldova, grande come il Belgio, è concretamente diviso in due. A oriente del fiume Dnestr (Nistru in romeno) si trova la Pridnestrovskaja Moldavskaja Respublika (PMR, Repubblica Moldava di Transdnistria, in Occidente chiamata semplicemente Transdnistria), uno stato non riconosciuto ma de facto indipendente che copre circa l’11% del paese. In questa striscia di terra, lunga circa 400 km, si concentra il 60% dell’esiguo apparato industriale moldavo, mentre il territorio governativo può contare solo su risorse agrarie, vino, tabacco e frutta.

Ci vivevano circa 700-800mila persone, poi scese a circa 550mila, di cui 177mila moldavi, 168mila russi e 160mila ucraini (secondo il censimento del 2004).

Anticamente la regione dell’attuale Moldova (senza la Transdnistria) con il nome di Bessarabia faceva parte della Romania, con cui ancora divide secoli di storia, lingua, tradizioni. Solo nella Seconda Guerra Mondiale passò all’Unione Sovietica che aveva sconfitto il regime romeno alleato dei Nazisti.

Nel dopoguerra qualsiasi riferimento ai legami con il paese vicino era proibita. Nel 1990, quando l’Unione Sovietica stava inesorabilmente collassando, le élites moldave dichiararono la volontà di riunificazione con i fratelli romeni. Aumentarono così i timori della popolazione russofona, situata soprattutto sulla sponda orientale del Dniestr; i dirigenti russi locali approfittarono dell’occasione per creare la Transdnistria attraverso un referendum.

Nel 1991, come le altre repubbliche ex sovietiche, il paese ottenne l’indipendenza cambiando il nome da “Moldavia” dell’era sovietica all’attuale “Moldova”, più romenizzante. L’anno successivo, il governo tentò di riconquistare con la forza il controllo sulla regione ribelle. Il conflitto rientra nella lista delle guerre dimenticate: durò tre mesi, con un migliaio di morti tra le due parti.

Da allora la Transdnistria è una repubblica in pratica indipendente con proprio parlamento, moneta, polizia, governo. Il ‘Presidente’ Igor Smirnov è in carica dal lontano 1990, anche se viene in teoria eletto. Tuttavia, trattandosi di un territorio non riconosciuto non deve sottostare a nessun tipo di controllo internazionale.

In queste condizioni si tratta di uno spazio perfetto per le mafie che possono agire senza problemi in collaborazione con il potere. Particolarmente attivo è il traffico di armi. Una parte dell’eredità sovietica è costituita dalle 41mila tonnellate di armi e munizioni depositate in questo territorio dell’ex Impero. Ci sono forti indizi che portano alla Transdnistria come fornitore di armi convenzionali in molti conflitti in diverse parti del mondo.

La “Repubblica dello Sheriff”

Alcuni si riferiscono alla Transdnistria come la «Repubblica dello Sheriff», per il potere che ha assunto questa compagnia avvolta dal mistero, con un nome che ben si associa alle atmosfere locali che ricordano il selvaggio West.

Qui nessuno conosce esattamente come il suo titolare Viktor Gušan sia riuscito ad accumulare un’enorme fortuna in poco tempo. In realtà la società è associata a Vladimir Smirnov, figlio del Presidente, nonché responsabile delle dogane; ufficialmente però lo Sheriff controlla solo catene di supermercati e di stazioni di servizio, tutti nuovissimi, oltre ad alcune attività di secondo piano. Ma il gioiello è la squadra di calcio.

Lo Sheriff venne fondato il 4 aprile 1997 assorbendo il club di seconda divisione Tiras che aveva sponsorizzato nella stagione precedente. La squadra fu messa in mano a A. L. Aleskerov, un tecnico con esperienza nel calcio sovietico, che riuscì a portare il club in prima divisione in una sola stagione. Da allora, la progressione dello Sheriff, inaugurata con la conquista della Coppa di Moldova 1999 per 2 a 1 ai supplementari con un golden goal al 109° minuto contro il Constructorul, è stata inarrestabile.

Nella stagione successiva lo Sheriff si piazzò al secondo posto, ma dal 2000/2001 ha inanellato sei accoppiate campionato-coppa, superando i pericolosi rivali del Zimbru e del Nistru. Nel 2001 il citato Constructorul Chişinău, invece, cambiò nome e si trasferì dall’altra parte della “frontiera” trasformandosi nell’FC Tiraspol’.

Gušan ha voluto fortemente la costruzione di futuristici impianti sportivi alla periferia di Tiraspol’. La prima pietra venne posta il primo agosto 2000: uno stadio principale da 14mila spettatori completato nel 2002 (l’unico dell’intera Moldova abilitato appunto ad ospitare gare internazionali), uno più piccolo, un altro in erba sintetica, oltre a sei campi di allenamento ed un’ampia residenza per le squadre giovanili coordinate inizialmente dal tedesco Fritz Fuchs.

Il derby mafioso

Nell’estate del 2002 l’imprimatur era venuto dal capo di tutti i capi, nientemeno che il Presidente della FIFA, il colonnello svizzero Sepp Blatter che, in visita a Tiraspol’, dichiarava: «So che lo Sheriff è un club molto giovane. Ma mi auguro che un bel giorno possa conquistare grandi successi nelle competizioni Europee. Questi perfetti impianti sportivi permetteranno alla squadra di raggiungere alti livelli», come si legge sul dépliant del club.

Il 30 luglio 2003 ebbi la possibilità di ammirare dal vivo i gialloneri dello Sheriff nella sfida con lo Šakhtar Donec’k nel preliminare della Champions’ League.

Da Abramovič in giù molti Paperoni mafiosi, ex sovietici o più vicini a noi, investono cifre stratosferiche nelle loro squadre di calcio. Lo Šakhtar (Il minatore) è di proprietà di Rinat Akhmetov, l’uomo che controlla gran parte delle attività del Doneckij Bassejn (il Donbass), l’immenso bacino minerario dell’Ucraina Orientale.

Akhmetov non bada a spese: i suoi ultimi allenatori sono stati Nevio Scala, Bernd Schuster e, dal 2004, Mircea Lucescu. Tra i giocatori, nell’estate 2007 è arrivato anche Cristiano Lucarelli (poi rientrato in Italia nel gennaio sucessivo), con un ingaggio annuale di 3 milioni di euro. I risultati si vedono: se scudetti e coppe nazionali vengono equamente divisi con gli arcirivali della Dynamo Kyiv, negli ultimi anni lo Šakhtar si è regolarmente qualificato per la fase a gironi di Champions’ League e nel 2009 ha addirittura conquistato la Coppa UEFA. Nell’agosto dello stesso anno, con un concerto di Beyoncé, è stata anche inaugurata l’avveniristica “Donbass Arena”, il nuovo stadio dello Šakhtar che ospiterà anche gli incontri di Euro 2012.

Con Akhmetov non c’è confronto, ma per i livelli di un piccolo paese e per di più diviso come la Moldova è difficile fare meglio dello Sheriff.

Gušan ed i suoi non amano parlare con i giornalisti, meno ancora se stranieri: non hanno fatto un’eccezione per me. Nel patinato dépliant dello Sheriff il grande capo viene ritratto con una camicia tigrata seduto sulla poltrona di pelle amaranto del suo ufficio, mentre dà il suo benvenuto: «Cari amanti del calcio, vi aspettiamo alle partite della nostra squadra. (…) Siamo sempre contenti di ricevere ospiti nel nostro nuovo complesso sportivo!».

Si fa per dire. Appena si spengono i riflettori anche i telefonini internazionali non funzionano più, mentre qualche foto di troppo scatena l’ira degli onnipresenti poliziotti.

Questa è la “Repubblica dello Sheriff”.

Comments

  1. Complimenti Ale, bel blog e vogliamo più storie folli come questa, anche se per te sono diciamo di repertorio. Mi ricordo anche di quella storia che mi raccontasti di quando furono ritirate tutte lebanconote in commercio e timbrate a mano per aggiungere gli zeri a causa dell’elevata inflazione. Successe in Transnisdria o in quell’altro stato non riconosciuto in Georgia ? L’Agauzia ?

    CiaoCiao

    Roberto

    • alessandrogori says

      grazie, sempre piacere sentirti. cerchero’ di mettere qualche perla ogni tanto.
      si, la storia delle banconote era proprio in transdnistria!
      a presto,
      a

  2. Oi Ales ti seguo….. e leggo così mi aggiorno sui tuoi spostamanti.
    Un bacio. Kriss

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