Giovedì 31 marzo 2011
L’idolo del Rosario Central, uno dei grandi club argentini, è tornato a casa.
Central sta andando malissimo, si trova in uno dei momenti più bui della sua storia: lo scorso anno è retrocesso addirittura nella Primera B Nacional (seconda divisione argentina). E neanche in questo campionato le cose stanno andando bene: ha realizzato solo 7 punti sui 24 possibili. Tanto che il tecnico Héctor Rivoira ha rinunciato all’incarico. Al suo posto, due giorni fa è arrivato uno dei massimi idoli del club, Omar Arnaldo Palma, detto el Negro.
Il club venne fondato dai dipendenti del Ferrocarril Central Argentino e nel suo primo embrione, con nome inglese e risalente al 1889, potevano essere soci solo i lavoratori della ferrovia. Nel 1903 passò a chiamarsi in castigliano Club Atlético Rosario Central.
Tra i personaggi del club, César Luis Menotti (di cui ho parlato da poco), ma anche Mario Kempes e il Kily González. Alberto Granado, compagno del Che Guevara nel famoso viaggio in moto per l’America Latina e morto da poco, rivelò che il Che era tifoso del Central, essendo nato, per caso, a Rosario nel 1928.
Anche nella terza città dell’Argentina la passione per il calcio è molto sentita, così come profondissima è la rivalità tra il Central e l’altro club della città, il Newell’s Old Boys (anche detto Ñuls), di tutt’altra estrazione sociale e così chiamato in onore del fondatore del Colegio Comercial Anglicano Argentino. Con i rossoneri hanno giocato tra gli altri anche Balbo e Sensini (attuale allenatore del club), oltre a Valdano, Batistuta e il piccolissimo Messi ai suoi inizi.
È la lotta sempiterna tra i canallas e i leprosos. Si narra che negli anni Venti era stata organizzata una partita in favore del Patronato dei Lebbrosi: sembra che quelli del Central non accettarono di giocare e vennero insultati dai rivali al grido di canallas; questi ultimi risposero chiamando gli avversari leprosos e così i due nomignoli rimasero per sempre.
http://www.youtube.com/watch?v=8HTfwKuvqyk&feature=related
El Negro Palma
L’idolo auriazul Omar Palma, nato nel 1958, era cresciuto proprio nelle giovanili del Central. Classico 10 dalla tecnica sopraffina ma con un buon numero di reti al suo attivo, Palma fu il protagonista di tre titoli del Central, iniziando dai due campionati (su 4 della sua storia) nel 1980 e nel 1986/87. In quest’ultima occasione la partita decisiva in cui il Central si laureò campione venne disputata fuori casa contro il Temperley, squadra di cui ho parlato pochi giorni fa, il 2 maggio 1987: 2-2 il risultato, grazie anche a un rigore trasformato da Palma, con la conseguente invasione di campo finale.
Dopo aver difeso i colori del River e del Veracruz messicano il Negro tornò nella sua casa e a 37 anni regalò a Central l’ultimo trionfo, la Copa Conmebol del 1995 (equivalente all’epoca alla Coppa UEFA europea) contro l’Atlético Mineiro di Cláudio Taffarel. Nel ritorno in casa riuscì a sorpresa a uguagliare la pesantissima sconfitta per 4-0 subita al “Mineirão” di Belo Horizonte e trionfò poi ai rigori con l’ultimo tiro dell’uruguayo Rubén Da Silva, che poi si arrampicò sulle reti della curva come se fosse l’Uomo Ragno:
http://www.youtube.com/watch?v=eIo8EkMcL08&feature=related
Palma si ritirò il 7 giugno 1998 sulla soglia dei 40 anni. Dal 2005 al 2009 el Negro è stato sindaco di Ibarlucea, un paesino della provincia di Santa Fe. Qui un omaggio di uno dei tanti hincha de Central, l’artista El Noke:
Lunedì prossimo la prima grande sfida, contro un’altra nobile decaduta anch’essa di origine ferroviaria, il Ferro (Ferrocarril Oeste). Tra gli aiutanti del Negro, anche tale Mario Gori (qualcuno mi ha chiesto se si tratta di un mio parente…).
Don Ángel
Nel 2007 ero passato da Rosario, una città estremamente affascinante. Avevo avuto l’onore di intervistare Ángel Tulio Zof, la figura più importante del Central, per esserne stato giocatore ma soprattutto per le 879 partite (!) come tecnico, disputate in nove periodi diversi (aggiungendo anche gli altri club Don Ángel è arrivato a 910 incontri, in 37 campionati). La sua ultima panchina è stata nel 2006, all’età di 77 anni. Nacque anche lui nel 1928, nella stessa città e sole tre settimane dopo il Che Guevara,
Entrambi i genitori di Zof (e vorrei vedere con questo cognome) erano originari del Friuli, di Mereto di Tomba e di Santa Maria la Longa. In panchina Zof regalò al Central gli stessi titoli per i quali il Negro Palma era il faro della squadra.
La lunghissima chiacchierata, durata ben 3 ore e mezza, è iniziata alla Ciudad Deportiva del club, adiacente all’immenso fiume Paraná.
Don Ángel mi ha regalato numerose perle. Eccolo nel bar del centro sportivo dopo un caffè, mentre mi spiega il suo 4-4-2 con dei pezzettini di salvietta arrotolati: geniale!
Successivamente mi ha portato in centro città e con una sosta fuori programma mi ha anche fatto aprire per l’occasione l’“Estadio Gigante de Arroyito”.
Mentre salivamo nuovamente in macchina, alla domanda su quale fosse stato il miglior giocatore mai avuto durante la sua lunghissima carriera, mi ha risposto senza esitazioni: el Negro Palma.
Graçias Ale por este post y por estas lágrimas…
piacere mio!
a
Grande Ale! Nel Rosario Central si è imposto anche Oscar Massei, il più grande giocatore della storia della Spal. Centravanti magico, capocannoniere del campionato argentino nel 1955 con 21 gol; 44 gol in 80 partite con la camiseta auriazul; venne acquistato dall’Inter (10 gol in 10 gare) con cui poi si ruppe il ginocchio alla vigilia del debutto nella Nazionale italiana. Parcheggiato alla Triestina, venne scovato da Paolo Mazza e riciclato come sublime regista. Da lì, da Massei, il mio amore per il Rosario Central. O, come recita lo striscione in curva Mi amor letal!
P.s.: chi è il malato che mi sa dire che fine ha fatto Pablo Vitti, grandissimo 10 del Central che qualche anno fa avrei giurato destinato a una super carriera?
grande paolo!
mi fa piacere che ogni tanto passi di qua (visto pezzo sul derbi?).
non so che fine abbia fatto vitti, chiedero’ ad amici…
tu bene?
a