Lunedì 19 marzo 2012
In Cile esiste un posto non molto conosciuto il cui passato proietta un’ombra sinistra sul suo nuovo nome, Villa Baviera, divenuta ora un villaggio turistico. Raggiungerla da Parral non è così facile: sono una quarantina di chilometri, la metà di sterrato. Vorrei partire subito, ma non sembra esista nessun trasporto diretto.
Qualcuno mi dice che esiste un minibus per Catillo, ma poi rimarrebbe comunque metà del percorso; e poi l’ultimo mezzo di oggi è già partito.
L’alternativa è usare un taxi, seppur a prezzi alti (per il Cile). Quando mi accingo ad accettare, un tipo a cui avevo chiesto precedentemente informazioni mi viene a cercare; afferma che un altro personaggio sghimbescio (in linea con la popolazione della terminal) sa per certo che più tardi un bus fuori programma andrà a Villa Baviera per raccogliere alcune persone.
Non ci credo fino in fondo, ma dopo poco l’autista appare sul serio e mi conferma che tra due ore ripasserà. Ne approfitto per un completo (in realtà più grande delle attese e che mi lascia tramortito) insieme ad un’insignificante partita in tv del campionato cileno, con in campo anche l’O’Higgins.
Ritorno all’interno della citata terminal in attesa del bus,
che compare con una mezzoretta di ritardo sull’orario annunciato.
Inizia anche a piovigginare.
Anche se questa non è una corsa di linea, l’autista ha iniziato a imbarcare gente per Catillo, situato sulla deviazione per la Villa, dove inizia la metà sterrata del percorso.
Sulla strada si trovano pochissimi mezzi.
Il cielo si sta aprendo.
L’autista sembrava simpatico,
ma all’altezza della deviazione verso un campeggio mi fa scendere. Gli accordi non erano questi: avrebbe dovuto portarmi fino in centro al paese, ma nonostante le mie proteste l’autista è irremovibile e neanche offrendo qualche soldo in più accetta di accompagnarmi. Dice che il paese è vicino, ma non ne sono convinto. Il bus se ne va dall’altra parte e non mi resta che avviarmi a piedi.
Quasi subito trovo un cippo (con accenno di arcobaleno) che immagino segni l’entrata nel territorio della Villa, e già mi vengono i brividi.
Non lontano c’è una chiesa;
poco sotto una scuola privata,
mi fa presagire che sul serio il centro potrebbe non essere lontano.
Sono quasi le 20 e tra non molto inizierà a fare buio.
Intanto, mentre proseguo la mia lunga passeggiata, mi godo almeno gli impressionanti colori del tramonto,
inaspettato solo un’ora fa.
Di fronte le montagne.
Continuo a camminare, trovo una casa in cui un abitante mi conferma ciò che temevo: che il paese si trova ancora a qualche chilometro da qui, ma è quasi buio.
La strada di sassi è rischiarata dai fari di un’auto nella notte che mi accendono improvvisamente una speranza, ma il mezzo passa dritto di fronte alle mie richieste di aiuto. Solo una mezzoretta dopo, ormai sprofondato nella quasi completa oscurità, un’altra macchina si ferma. Impietosito dalla mia situazione, il capo famiglia mi accoglie gentilmente e spedisce la moglie dietro insieme ai due figli piccoli addormentati: dal loro accento strettamente tedesco unito alla musica teutonica che si sente in auto mi accorgo che sono sulla buona strada.
Scopro che dal bivio del campeggio fino a Villa Baviera sono circa 8 chilometri e ne mancano ancora un paio. La famiglia mi porta fino all’Alpenhof (sic), probabilmente l’unico albergo della Villa. Alle 22 è già chiuso, per fortuna i camerieri del bar annesso mi salvano e riescono a trovare le chiavi di una stanza. Domani con la luce del giorno esplorerò questo strano e misterioso posto.
Quanto distante da Buenos Aires? Che bei posti.
ciao cara.
da buenos aires e’ abbastanza lontano, ma si trova circa a 350-400 km al sud di santiago.
guarda la cartina sulla destra.
a presto,
a
.. oh Ale, nonostante lo smacco di essere mollato sulla strada con annessa inevitabile incavolatura… hai comunque mantenuto la “freddezza” necessaria per scattare una foto al bus che si allontanava! O forse volevi prenderne la targa per una successiva ripicca?!? 😀
Comunque, per immergersi in un tramonto così meraviglioso valeva proprio la pena fare quei 5/6 chilometri a piedi…
si, e ho scattato anche la foto segnaletica dell’autista (anche se ancora non lo sapevo che mi avrebbe lasciato a piedi…)!
a
Caro Alessandro:
Questa gente di Villa Baviera sono dei nazisti schifosi che in tempo de Pinochet si chiamava “Colonia Dignidad”. Il suo leader era un pedofilo. Avevano molta influenza durante la Dittatrura e nessuno poteva accedere .
M’immagino che, per un giornalista, deb’essere un sito molto interesante da vedere.
Anche facevano “carità” coi poveri della regione e così si facevano dei ingenui difeessori.
Ci rimaniamo in contatto.
Un bacio
Susana
lo so, lo so. guarda la storia successiva…
baci,
a
http://www.internazionale.it/video/cile/2013/11/12/colonia-dignita-il-passato-nero-del-cile/