13 December 2024

La Moneda, Allende, il Museo de la Memoria e l’“Altro” 11 settembre. Il movimento studentesco

Venerdì 23 marzo 2012

Alcune settimane fa il governo del Presidente Sebastián Piñera ha deciso vergognosamente di sostituire la definizione di “dittatura” con quella di “regime militare” nei sussidiari delle scuole cilene. Il lunghissimo periodo (1973-90) in cui il dittatore Augusto Pinochet è rimasto al potere provoca ancora enormi divisioni all’interno della società cilena. Un percorso nei luoghi storici dell’epoca è emozionante e serve a non dimenticare quegli avvenimenti.

Maritza ed Eliseo, due degli amici conosciuti qualche tempo fa nella bellissima Tortel, si prestano a farmi da guida negli itinerari storico-politici della capitale.

Uno dei luoghi che ho da sempre immaginato e voluto vedere da vicino è il Palacio de la Moneda. Costruito alla fine del Settecento per ospitare la zecca di stato (da cui il nome), divenne successivamente il palazzo presidenziale e fu sicuramente il luogo simbolo del golpe.

È strana La Moneda dal vivo: incastrata tra altri edifici, sembra più piccola rispetto alle famose tragiche immagini che molti conoscono.

Come già scritto in questo sito tempo fa, al contrario di quello che si pensa normalmente prima dell’11 settembre 2001 sono esistiti altri Undici Settembre. Il più significativo fu sicuramente il giorno del colpo di stato del Generale Augusto Pinochet contro il governo regolarmente eletto del Presidente Salvador Allende. Com’è noto, il golpe fu ispirato ed ottenne l’appoggio decisivo della CIA, soprattutto grazie all’allora Segretario di Stato Henry Kissinger che, proprio in quel 1973, ottenne il Premio Nobel per la Pace (sic). Spesso ce lo si dimentica.

Dopo il sollevamento militare iniziato a Valparaíso, Allende era riuscito a penetrare nella Moneda. Pinochet gli offrì la possibilità di arrendersi e di andare in esilio ma il Presidente rifiutò sdegnosamente. Rimase storico il suo ultimo discorso a Radio Magallanes da dentro il palazzo poco prima di morire.

Disse Allende alle 9:30 del mattino:

«Sicuramente questa sarà l’ultima opportunità in cui posso rivolgermi a voi. La Forza Aerea ha bombardato le antenne di Radio Magallanes. Le mie parole non contengono amarezza bensì disinganno. Che siano esse un castigo morale per coloro che hanno tradito il giuramento: soldati del Cile, comandanti in capo titolari, l’ammiraglio Merino, che si è autodesignato comandante dell’Armata, oltre al signor Mendoza, vile generale che solo ieri manifestava fedeltà e lealtà al Governo, e che si è anche autonominato Direttore Generale dei Carabineros. Di fronte a questi fatti non mi resta che dire ai lavoratori: Non rinuncerò!

Trovandomi in questa tappa della storia, pagherò con la vita la lealtà al popolo. E vi dico con certezza che il seme affidato alla coscienza degna di migliaia di cileni, non potrà essere estirpato completamente. Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli.

Lavoratori della mia Patria: voglio ringraziarvi per la lealtà che avete sempre avuto, per la fiducia che avete sempre riservato ad un uomo che fu solo interprete di un grande desiderio di giustizia, che giurò di rispettare la Costituzione e la Legge, e cosi fece. In questo momento conclusivo, l’ultimo in cui posso rivolgermi a voi, voglio che traiate insegnamento dalla lezione: il capitale straniero, l’imperialismo, uniti alla reazione, hanno creato il clima affinché le Forze Armate rompessero la tradizione, quella che gli insegnò il generale Schneider e riaffermò il comandante Ayala, vittime dello stesso settore sociale che oggi starà aspettando, con aiuto straniero, di riconquistare il potere per continuare a difendere i loro profitti e i loro privilegi. (…)

Sicuramente Radio Magallanes sarà zittita e il suono tranquillo della mia voce non vi giungerà più. Non importa. Continuerete a sentirla. Starò sempre insieme a voi. Perlomeno il mio ricordo sarà quello di un uomo degno che fu leale con la Patria.

Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi. Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può nemmeno umiliarsi.

Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi. Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore.

Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!

Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la fellonia, la codardia e il tradimento.»

Subito dopo, alle 11:42, la Moneda venne bombardata dall’aviazione cilena e Allende morì dentro il palazzo.

http://youtu.be/bseAvkuxrQM

Purtroppo Pinochet rimase al potere per 17 lunghissimi anni, e quando nel 1990 fu costretto ad abbandonare il potere mantenne comunque il controllo delle Forze Armate.

Il Museo

Insieme alle mie due guide visitiamo anche il Museo de la Memoria y los Derechos Humanos,

in cui vengono presentati documenti e reperti su tutto il periodo della dittatura.

Nei giorni successivi al golpe l’Estadio Nacional (in cui si era disputata la finale dei Mondiali del 1962, vinta dal Brasile trascinato dall’idolo Mané Garrincha) divenne un campo di concentramento in cui vennero incarcerati gli oppositori del regime. Lo stesso accadde con un altro impianto, l’Estadio Chile. Il giorno del golpe, il famosissimo cantautore Víctor Jara venne fatto prigioniero all’Università, rinchiuso allo stadio e torturato. Fu giustiziato il 16 settembre.

Proprio in quei giorni (il 23), neanche fosse accaduto per il crepacuore, morì anche il Premio Nobel Pablo Neruda.

Vengono ricreati alcuni famigerati strumenti utilizzati per la tortura tramite elettrodi, la picana (pungolo elettrico che si usava per il bestiame) e la parrilla (“la griglia”, un letto di metallo collegato a scosse elettriche).

Una piccola scelta di foto delle migliaia di persone torturate e uccise durante quei lunghissimi anni.

Le recenti proteste studentesche

Dopo le emozioni forti legate alle storie viste e ascoltate, ci concediamo una passeggiata in centro, dove alcuni cani con i loro padroni cercano rifugio alla canicola.

L’anno scorso tutte le università cilene sono state teatro di lunghissime proteste,

iniziate contro l’aumento delle tasse scolastiche e che hanno portato alle dimissioni di due Ministri dell’Istruzione.

Ancora si vedono i colorati murales,

dipinti sulla sede centrale dell’ateneo.

Qualcuno ritrae anche l’attuale Presidente conservatore Piñera.

È ora di una birra fresca. Mi portano nel quartiere di Bellavista, una selva di bar pieni di gente.

In uno di questi troviamo un “riassunto delle puntate precedenti”, con Patagonia Sin Represas e l’opposizione a HidroAysén, ma anche la foto di Camila Vallejo, una delle capofila delle recenti proteste studentesche, e i ritratti sulla maglietta dei camerieri.

Domani si continua.

Comments

  1. quanti ricordi…

  2. maritza says

    Que buenos recuerdos, los del recorrido por Santiago, se ven lindas las fotos de mi ciudad…mérito del fotografo. Especialmente la fotografía de los detenidos desaparecidos.
    Saludos

  3. maritza says

    La ringrazio molto…. la guida continua a perfezionare 😉

  4. cazzo, kissinger… mmmierda. e non dico altro che sai che potrei dire… ; )

  5. Maurizio says

    Nel 91 visitai Buenos Aires e ascoltai dai molti Italo- argentini le sofferenze patite , il terrore , la fame , le sparizioni di migliaia di innocenti volute da una organizzazione ” panamericana” di stampo nazista con la dirigenza degli USA che non volevano una seconda ” Cuba” nel continente .
    Furono anime sporche , Pinochet , Videla , gli americani , anime sporche , fasciste , uguali al becero nazismo austro-prussiano ; certo che Allende commise degli errori politici , certo che il golpe in Argentina fu preparato subito dopo la morte di Peron e venne ” preparato ” da Lopez Raga e la sua ala di estrema destra ma e’ ugualmente vero che
    nessuno di questi popoli martoriati seppe dare subito una risposta davanti a quanto di più drammatico si andava a preparare. E’ dunque essenziale che nel futuro la politica ritorni ad essere tale , in America come in Europa attraverso
    la cultura , che alla fine rimane il peggior mortale nemico del militarismo nazi – fascista che e’ sempre
    presente.

Lascia un commento

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.