8 October 2024

Entusiasmante trasferta friulana, 0-2 al Chievo e l’Udinese è a un passo dal Sogno

Lunedì 16 maggio 2011

Emozionante domenica al seguito dell’Udinese. 4mila friulani a Verona, l’Udinese sconfigge il Chievo per 0-2 e consolida il suo provvisorio quarto posto in classifica. Domenica nell’ultima partita di campionato al “Friuli” contro il Milan basterà un punto per acquisirlo definitivamente.

L’attesa

Dopo la bellissima giornata vissuta a febbraio con 3mila persone a Cesena [si veda il reportage su questo sito], nei giorni scorsi l’attesa per la trasferta di Verona era alle stelle [qui il pezzo sui biglietti della partita].

Di buon mattino circa 4mila friulani si sono avviati verso la città scaligera con pullman (gli Udinese Club), treni (gli Ultras) e auto private, com’è stato il nostro caso. Tra di noi anche qualcuno all’esordio assoluto per assistere ad una partita di Serie A.

L’annunciato nubifragio si è puntualmente verificato ma non ha scalfito le speranze dei tifosi.

Prima sosta (dolce) alla celebre pasticceria “Toffolo” di Portogruaro.

Ottimi il cappuccino, le brioches (soprattutto quelle al cioccolato) e le paste.

Piove per quasi tutto il tragitto. Sotto la pioggia battente, al mattino si è svolta la StraVerona di cui si vedono ancora le strutture a ridosso dell’Arena.

È evidente che il glorioso Hellas Verona oltre a vivacchiare in Terza divisione non si può neanche permettere un negozietto sulla strada, dovendo ripiegare su un locale al primo piano.

L’appuntamento per l’aperitivo è in centro, in piazza delle Erbe.

Allertati, vengono (ad offrircelo!) anche alcuni amici veronesi che abitano nelle vicinanze. Per caso ci troviamo anche con amici friulani in transito. Ovviamente il BiancoNero si impone.

Dopo l’ottimo pranzo all’Osteria da Ugo [si veda il pezzo con la ® Recensione], ha smesso di piovere e ci dirigiamo verso il “Bentegodi”. Come detto altre volte, è sempre bello vedere uno stadio immerso nella città.

Arrivando dal centro, siamo costretti a circumnavigare l’impianto per raggiungere il settore ospiti. La maggioranza dei tifosi friulani è già passata dai tornelli.

Nonostante la coda, per fortuna riusciamo ad entrare rapidamente.

La partita

Come annuncia l’Arena, teoricamente per i gialloblu oggi è una giornata di festa.

L’esigua tifoseria dei Mussi (nomignolo del Chievo) si complimenta con i suoi per la salvezza conquistata con due giornate di anticipo e il decimo campionato di A.

Dall’altra parte bellissimo il colpo d’occhio con l’anello superiore pieno di friulani.

Nonostante le piste, dalla Curva Nord Superiore si vede bene, molto meglio che dalla nostra postazione al “Friuli” (ci voleva poco). Siamo anche protetti dalle intemperie grazie alla copertura realizzata per Italia 90. Il tetto acuisce anche l’effetto sonoro dei tifosi che non hanno mai smesso di cantare: è proprio vero che in trasferta la partita si sente molto di più.

L’entusiasmo è alle stelle.

Guidolin, che oggi compie 800 gare da tecnico, sembra molto teso, come noi del resto.

Il tecnico di Castelfranco deve rinunciare per l’ennesima volta al Niño Sánchez, tenuto prudenzialmente in panchina. Al suo posto Abdi (che si è ben disimpegnato),

a sostegno dell’unica punta Di Natale. Dopo le rispettive squalifiche, rientrano Inler a centrocampo e Domizzi in difesa.

L’Udinese inizia bene e da subito controlla il gioco; si vede che i giocatori sono coscienti dell’opportunità storica che hanno a disposizione. Il Chievo, rilassato dalla salvezza, bada a difendersi.

Inizia il festival delle occasioni sprecate dall’Udinese. Prima Totò tira centrale da buona posizione,

poi Armero viene anticipato dall’uscita del portiere Sorrentino.

Proprio il colombiano sarà il protagonista principale degli strali di un massiccio tifoso sotto di noi.

Quindi al 20’ la prima occasionissima con la traversa di Di Natale da posizione quasi impossibile,

Benatia spedisce alto di testa all’altezza del disco del rigore.

Su un corner Zapata insacca di testa, ma nella traiettoria arcuata il pallone era uscito. Al 28’ finalmente il gol dopo un’azione convulsa: dentro l’area Isla crossa cadendo, Sorrentino ribatte, il cileno si rialza prontamente e insacca da pochi passi.

Balletto dei giocatori,

e felicità incontenibile dei 4mila.

Sarebbe il caso di segnare la seconda rete per ripararci da eventuali sorprese che, conoscendo i nostri polli, possono essere sempre in agguato. Al 37’ ci prova Inler da lontano,

e due minuti dopo Armero si mangia clamorosamente un gol già fatto a pochi metri dalla porta. Non si può sbagliare così, creare tante occasioni senza realizzarne: sappiamo tutti che il rischio è di venire puniti. La tensione aumenta.

Al 40’ è ancora Totò a provarci con un diagonale,

che esce di poco.

Si va all’intervallo con un vantaggio seppur minimo. Nella ripresa speriamo di segnare subito per non soffrire fino alla fine, come capita di solito.

Appare anche una bandiera dell’epoca di Zico.

Sembra che il Niño non stia nella pelle per giocare; si lascia andare anche ad alcuni salti che fanno prendere paura per i suoi fragili muscoli.

Al rientro in campo nuova coreografia dei tifosi con palloncini bianchi e neri che vengono poi fatti esplodere con un crepitio che ricorda i petardi.

Mentre prende possesso della sua nuova porta, come sempre Handanovič viene acclamato e saluta i tifosi.

Pronti via e nuova possibilità per Asamoah che imbeccato da Di Natale si trova da solo davanti al portiere,

ma il ghanese si allunga troppo la palla e Sorrentino lo anticipa in uscita.

Subito dopo ancora Totò spara quasi a colpo sicuro ma il portiere devia in angolo. Bisogna segnare.

Il Chievo si ricompatta e avanza le linee, cercando di servire Pellissier, suo punto di riferimento in avanti.

Dopo la gragnola di occasioni, l’Udinese cala paurosamente il ritmo e ora subisce l’iniziativa clivense. La tensione cresce ancora. Esce Abdi per Corradi.

Al 25’ il minuto per noi più difficile della giornata: Pellissier spara da lontano e  Handanovič devia.  Sul corner susseguente il portierone sloveno compie l’ennesimo miracolo (come i due della partita di domenica scorsa contro la Lazio) su un colpo di testa ravvicinato di Fernandes, lasciato inspiegabilmente solo. Le nostre coronarie sono di nuovo in difficoltà. I traguardi che questa squadra potrà raggiungere portano sicuramente anche il nome di Samir; speriamo che nelle possibili svendite della prossima stagione non se ne vada anche lo sloveno che, dopo qualche incertezza nelle uscite dello scorso anno, in questa stagione ha raggiunto la maturità.

Cinque minuti dopo, la liberazione per i nostri nervi: Dudù Asamoah, fino ad allora abbastanza spento, si inventa un magistrale diagonale a giro che finisce proprio nell’angolino.

La curva esplode di nuovo.

Sul tabellone, proprio in mezzo al nostro settore, appare la notizia che il Catania ha pareggiato la rete iniziale della Roma, ennesimo boato.

All’86’ esce anche Di Natale, oggi sfortunato, per Pasquale.

Il Capitano va a salutare la panchina, ma poi si dirige verso gli spogliatoi. Gli amici davanti alla tv ci assicurano che aveva chiesto lui stesso il cambio, ma non capiamo come mai Totò non sia rimasto a soffrire gli ultimi minuti e poi a festeggiare insieme compagni e tifosi. Strano.

La partita finisce,

il Niño scalpita, vuole partecipare anche lui e segna nella porta vuota di Handanovič.

Grazie ragazzi!

La squadra viene verso la nostra curva.

I tifosi ringraziano,

e i giocatori pure.

L’Udinese raggiunge quota 65: mai aveva realizzato così tanti punti (64 il record precedente con Zaccheroni), né tante vittorie in Serie A (20).

Continuiamo a trovarci due punti sopra la Lazio vittoriosa sabato contro il Genoa, ma siamo in vantaggio negli scontri diretti con i biancocelesti. A gara terminata arriva anche la ciliegina sulla torta, l’inaspettata sconfitta della Roma a Catania per 2-1. Giustizia è fatta, i sopravvalutati e fortunati giallorossi a quota 60 sono ormai fuori dalla lotta per il quarto posto.

Domenica prossima contro il Milan già Campione d’Italia, con il “Friuli” quasi pieno, basterà dunque solamente un punto per raggiungere il Sogno. Anche 6 anni fa l’Udinese allora allenata da Spalletti raggiunse i preliminari di Champions all’ultima giornata grazie all’1-1 in casa contro il Milan. Speriamo sia di buon auspicio.

Altri verdetti

In teoria la Roma potrebbe essere ancora raggiunta dalla Juventus (che ha perso a Parma ed è rimasta a 57), ma sarà difficile che perda l’ultimo posto a disposizione per l’Europa League. La terza invitata sarà il Palermo, finalista di Coppa Italia.

La Sampdoria perdendo a Marassi proprio contro il Palermo (1-2) scende in B insieme a Brescia e Bari. 20 anni dopo lo Scudetto dell’era Mantovani e a solo pochi mesi dalla caduta nei preliminari di Champions contro il Werder Bremen si assiste alla scena di capitan Palombo in lacrime chiedendo scusa con le mani giunte di fronte alla gradinata dei tifosi blucerchiati.

http://www.youtube.com/watch?v=EFRTUqKU0rI

Tra le cause, gli errori a ripetizione della famiglia Garrone, culminati con la cessione del bomber Pazzini a gennaio. Che serva da forte monito ai dirigenti dell’Udinese per le strategie della prossima stagione.

Il ritorno

Usciamo dal “Bentegodi” con ancora gli strascichi della tensione.

I tifosi sciamano verso i parcheggi e la stazione,

anche se alcuni indugiano all’interno dello stadio per assaporare le ultime sensazioni.

Nel ritorno verso il Friuli le temperature si sono notevolmente abbassate, tanto che sulle nostre cime in lontananza si vede la neve.

Ci riscaldiamo con un’ottima pizza,

e con un consiglio da tener sempre presente…

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